Sono cambiate tante cose nella Terra Santa in questi 2000
anni di storia: distruzioni, ricostruzioni…
Una cosa però non è cambiata, il lago. È sempre lì da 2000
anni, lo stesso che Gesù ha attraversato, lo stesso sulle cui rive si è mosso.
È bello oggi come allora, capace di raccontare le storie che ha visto accadere.
Ogni pellegrinaggio in Terra Santa ha nella traversata del
lago e nella visita al monte delle beatitudini, la roccia del primato, Tabgha,
Cafarnao, il momento più poetico, ispiratore, capace di far vedere Gesù che si
muove nel suo ambiente.
La roccia sulla quale
Gesù aveva preparato il pesce alla brace e sulla quale salì Pietro, mi è
rimasta particolarmente cara, così come il racconto che ne fa lo stesso Pietro:
Remavo con le braccia stanche. Le nasse vuote. Un’altra
notte senza fortuna. Anni addietro sarei stato triste, come ogni pescatore che
ha faticato invano. Adesso pescavo, ma
non ero più un pescatore e la mente non era più fissa alle
correnti del lago, ai prezzi al mercato. Pensavo soltanto a Lui. Un’unica
preoccupazione mi stava confitta nel petto, come una spina che duole:
l’annuncio … “Mi sarete testimoni”, aveva detto e ci aveva aperto il cammino
ben al di là della nostra terra di Galilea. L’annuncio. Come avrei fatto a dire
a tutti quello che sapevo di Lui?
Ma … chi era quell’uomo, là sulla roccia, sul bordo del
lago, che dava consiglio a noi pescatori? Contro il sole nascente non ne
distinguevo il volto. Doveva essere uno dei vecchi pescatori di Cafarnao ...
Calammo le reti, come ci aveva gridato. E il pesce … accorse a frotte. Lo
sentivo da come tirava la rete!
“È il Signore”, sussurrò il più giovane. Il Signore?
Piegato sull’orlo della barca, per un attimo rimasi paralizzato a guardare
l’acqua che guizzava d’argento. Il Signore? Avrei dovuto pensare che non era
possibile. Avrebbe mai nascosto la sua gloria, il Signore Risorto, dietro quel
vecchio pescatore laggiù sulla riva? Sarebbe stato opportuno che ponderassi
meglio quell’affermazione: È il Signore. Ma avevo già mollato la presa, m’ero
già tolto la veste, m’ero già buttato in acqua verso di Lui, il Signore.
Era proprio Lui. Stava controluce, ma era proprio Lui. Lo
riconoscevo e non lo
riconoscevo nei suoi lineamenti, ma era proprio Lui.
Ansimante, caddi in ginocchio e lo guardai.
- Pietro, mi ami?
- Ti amo, gli dissi con la passione di sempre.
- Mi ami più di tutti?
- Sì, Maestro, gli gridai con convinzione, mentre mi
sentivo il cuore in gola, e non era più per la corsa nell’acqua.
- Pietro, mi ami veramente?
La terza volta! Mi sentii schiantare il cuore. Mi sentii
vacillare. M’invase un timore oscuro …
il mio tradimento, il mio triplice tradimento:
Lo guardai di nuovo. Lo riconoscevo e non lo riconoscevo,
tra il velo delle lacrime, ma era Lui. Ora soltanto, dal baratro del mio
tradimento, potevo dire la verità:
- Tu lo sai
– sussurrai con un filo di voce, ma fu la mia vita a dirglielo –, tu sai tutto,
tu lo sai che
ti amo.
- Pasci le mie pecorelle.
È successo così.
È così che mi ha aperto la via.
È stato tanti anni fa.
Da quel giorno
percorro il mondo
testimoniando l’amore.
Ho visitato anche un
luogo che non conoscevo: i recenti scavi che hanno riportato alla luce la città
di Magdala, tra cui la sinagoga, la più antica (I secolo) della Galilea, con
una pietra con la più antica raffigurazione della menorah.
Sappiamo dove
collocare Maria di Magdala, la donna che, dopo Maria di Nazareth, è stata più
vicina a Gesù.
'Parleranno le pietre' aveva detto ai suoi, ma anche agli altri, ai duri di orecchi ai suoi inviti, alle sue parole. Ed ecco, che da duemila anni e più, quelle pietre suscitano emozioni uniche, evocazioni precise, sentimenti indescrivibili. Lasciar parlare e lasciarsi convincere da quelle pietre è penetrare nel mistero di ciò che è avvenuto lì, tra esse, duemila anni fa, trafiggendo il muro del tempo e dello spazio, che ci separa dall'essersi avverato di quegli avvenimenti. Perché si puó. L'amore e solo l'amore puó frantumare la cortina spazio-temporale e ricatapultare l'amante tra le braccia dell'amato. Quelle pietre sono un bastione di certezza per chi ha solo un pó penetra to la storia dei, vangeli ed uno scampolo di storia rimasto puro, inalterato da allora. Quel lago è, nel suo essere lago e sempre uguale, coi suoi orizzonti stagliati ed il gorgoglio delle acque col suo pullulare di vita, un, testimone muto ma possente di quanto, tramandatoci dall'esperienza dei dodici. E non fa differenza quel suo essere muto: quanti muti raccontano la realtà ben più dei tantissimi che parlano, scrivono, pubblicano sui social. Questo poi racconta stralci di una vita senza copioni, ma densa di un potere immenso di fascinazione, racconta di vita e di morte, di trasformazioni interiore e di decisioni ultimative che portarono dodici poveretti per di più legati alla terra come al lago da cui dipendevano, a diventare i piú straordinari annunciatori, testimoni fino al sangue, testimonial d'eccezione d'un uomo-Dio, di una storia d'amore, di dolore e di Resurrezione come non s'era mai vista sulla faccia della terra, tanto da innescare fin d'allora una rivoluzione di pensiero e di costume, che non si sarebbe mai più spenta e che anche oggi è in pieno fermento nel mondo. Benedetto lago! Benedette pietre! Siete la prova che il Signore dei cieli e della terra puó fare, di elementi puramente naturali o reminiscenza storiche, una perenne voce nel deserto, come un giorno lo fu quella del Battista mentre allora imperversano odi e timori per una dominazione romana mal sopportata. Grazie di riportarci alla nudità della voce di queste pietre e di quest'acqua lacustre. Come per la foto di un caro scomparso, essa rivitalizza un esserci, che non è solo un ricordo, ma un ripetersi, qui ed ora, delle parole di vita e dei gesti di Resurrezione che segnarono la vostra storia duemila anni fa e che ora segnano la nostra. Pino Palocci
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