Il
nostro pellegrinaggio continua con un itinerario un po’ originale: dal cenacolo
in Gerusalemme e la casa del sommo sacerdote Anna dove Gesù fu imprigionato, indietro
fino alla grotta della natività a Betlemme. I misteri si mescolano e si
intersecano come in caleidoscopio, portandoci sempre più in Gesù.
Il
cenacolo, pur nella trasandatezza degli ambienti che sembrano lasciati a se
stessi, conserva il fascino dell’intimità di Gesù con i suoi, della forza dello
Spirito Santo, del sorgere della prima comunità cristiana. Sono contento che il
mio ultimo libro sia dedicato proprio a Il
cenacolo, la nostra casa; spero riesca a far rivivere i grandi misteri in
esso racchiusi.
Dal
passato al presente, con un intenso panorama sulla attuale situazione di conflitto
ebraico-palestinese e sulle speranze di dialogo e di convivenza tra i due
popoli, tracciatici dal rabbino Ron Kronich.
Il
pomeriggio ci ha portati nella basilica della natività, tutta splendente di
luce dopo i recenti restauri: brillano i mosaici riportati a nuova vita, le
innumerevoli lampade lucidate a festa, i quadri, i legni, le colonne… Credo che
la basilica non sia mai stata così bella!
Una
basilica così grande e così bella che tanti guardano appena, mentre nella fila
interminabile attendono con impazienza di scendere nella grotta che ha visto la
nascita di Gesù. È per quella umile grotta che migliaia e migliaia di persone
si riversano nella basilica, come i numerosi nigeriani con i quali in questi
giorni ci rincorriamo di luogo in luogo.
Non ci
dispiacciono neppure le grotte di san Girolamo e degli altri suoi compagni e
compagne che hanno condiviso la vicinanza con la grotta di Gesù e qui hanno
studiato con passione e intelligenza le Scritture.
“Qui”,
in “questa” città di Betlemme, abbiamo letto nella liturgia del Natale che oggi
abbiamo celebrato, è avvenuto l’evento degli eventi, che ha segnato per sempre
la storia.
Un
bambino come tutti gli altri, con coordinate storico-geografiche ben precise,
come ogni bambino. Forse Luca non è del tutto esatto nel rievocare date e nomi,
ma il suo racconto vuol mettere in luce che Gesù è vero uomo, come noi; non è
il solito mito di un dio che viene in terra. Prima ancora di nascere è soggetto
a leggi e vicissitudini umane, censimenti, leggi fiscali… Il parto come per
tutti i bambini, il dischiudersi della luce, le premure affettuose di una mamma
che lo avvolge nei panni, la culla: gesti semplici, usuali, che si ripetono da
millenni.
Parole
scarne quelle del Vangelo, a indicare l’essenziale: è nato un bambino e subito
trova l’accoglienza e l’amore di una madre e di un padre, come per ogni bambino.
Uno di noi! Per il resto è silenzio attorno a lui, povertà, niente che attiri
attenzione, che sia degno di nota. Si sei fatto veramente uomo. È un uomo, uno
dei tanti, venuto a condividere la nostra vita.
D’improvviso
il Vangelo cambia registro. Accade qualcosa che non accade per nessun altro
bambino: un angelo appare e il campo dei pastori si accende di luce; poi una moltitudine
di angeli e il cielo risuona di canti. Il silenzio, l’anonimato, il
nascondimento lasciano il posto all’annuncio di gioia, allo svelamento dell’evento,
alla rivelazione del Messia Signore.
Non è un
bambino come gli altri; è il Figlio di Dio. Uomo vero, in tutto come noi, ma vero
Dio, l’Unico. È questo il mistero del Natale.
Lo
stesso Vangelo potrebbe essere letto per ognuno di noi. Anch’io sono nato bambino
come tutti, come tutti avvolto in fasce, accudito dalle premure di papà e
mamma, registrato all’anagrafe…
Ma non
è meno vero che sono unico come Gesù, figlio di Dio, come lui. Egli si sei
fatto come me perché io diventassi come lui. È questo il mistero del Natale.
Il
mistero del suo Natale è facile a credere. Più difficile credere al nostro.
Eppure quello c’è stato perché ci fosse questo. Gesù è nato alla vita di questo
mondo perché noi potessimo nascere a quella vera, alla sua vita divina.
C’è
bisogno di Natale, per ricordarci che abbiamo necessità di salvezza e che egli
è davvero il nostro Salvatore.
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