Prendere
in mano i vecchi libri può riservare delle sorprese. Vi si trovano spesso annotazioni,
foglietti, foto, immaginette…
Come
una copia della vecchia edizione della regola degli Oblati che ho preso dalla
biblioteca per consultazione. Vi scopro una delle tante immaginette a cui non
faccio neppure caso. Ma mentre la rimetto a suo posto do un primo sguardo al
dipinto riprodotto. Ma guarda, è di Filippo Lippi, il mio concittadino! E fammi
vedere dietro… Sorpresa. C’è una frase evangelica in latino: Serva eos quos dedisti mihi ut sint unum…
Sanctifica eos in Veritate. La preghiera di Gesù al Padre, proprio in questi
giorni di preghiera per l’unità dei cristiani: «Custodisci coloro che mi hai
dato, perché siano una cosa sola… Santificali nella verità».
In
fondo una data, 18 luglio 1937 e una firma che sulle prime faccio difficoltà a
capire, ma poi è chiarissima: P. L(uigi) M(aria) Rossetti.
P.
Rossetti! Me lo rivedo, anziano, alla casa generalizia, seduto al suo tavolo di
lavoro, con la mantellina nera, con l’aria umile e insieme signorile.
Era nato a
Napoli il 10 ottobre 1897 in una casa dotata di Oratorio, dove Sant’Alfonso de
Liguori celebrava l’Eucarestia. Dopo aver conseguito la laurea in Lettere, “abbandonò
il mondo”, come si diceva allora, ed entrò tra gli Oblati.
Fu considerato
l’educatore per eccellenza: formatore di giovani, di novizi, di scolastici.
Superiore Provinciale
negli anni della guerra e del primo dopo-guerra, dal 1940 al 1949. In quel
periodo fondò 12 nuove case, tra cui Onè di Fonte, Firenze, Pescara
Sant’Andrea, Maratea, Patti, Noto, Maria di Capua, Nesso, e il numero degli
Oblati Italiani si raddoppiò. Nei pochi mesi in cui svolse il compito di
Amministratore Provinciale, nel 1968, aprì a Marino il “Centro Giovanile”.
Dobbiamo essergliene eternamente grati. I volumi del grande Dizionario di
spiritualità in francese ora al noviziato è una sua eredità.
Ad un certo
momento della sua vita aveva offerto la sua sapienza direzione spirituale all’opera
del Mondo Migliore di padre Lombardi e guidava tante persone, specialmente
sacerdoti.
Si spese all’età
di 82 anni, il 3 dicembre 1979, dopo dichiarato: “Sono pronto, sia fatta la
volontà di Dio”.
Ma perché
quel 18 luglio 1937 prese una immaginetta dell’Annunciazione e scrisse quella
preghiera di Gesù facendola sua?
Ho dato un
rapido sguardo alla sua corrispondenza di quel tempo e ho trovato una lettera
indirizzata al Vicario generale degli Oblati pochi giorni dopo, il 5 agosto.
Scrive da Pila, in Valle d’Aosta, nella casa di vacanze dello Scolasticato di
san Giorgio dove, era stato appena nominato superiore. Nella lettera confida a
p. Eulogio Blanc le sue preoccupazioni per la casa di formazione: «e cosa potrò
fare io con la mia poca virtù e prudenza? Le raccomando, amato Padre, di
pregare molto per me: sono desideroso di fare la Volontà di Dio, non ho altro
ideale che procurare il bene spirituale e naturale dei nostri scolastici, con
una santa e “oblata” formazione. Ma senza le preghiere e le grazie di Dio, non
potrà mai riuscire da me stesso! Il Signore deve aiutarmi, in lui solo
confido».
Quell’immaginetta
era l’implorazione dell’unità per la casa di formazione e il proposito di
santificare per essa se stesso.
Alla fine
della vita poteva scrivere:
«L’esperienza
di lunghi anni di sacerdozio mi convince ogni giorno più profondamente che il
ministero più alto e santo, e quindi più bello e santificante, è quello della
direzione spirituale ai sacerdoti» (1969).
«È la
preghiera è la grande forza del nostro apostolato, quella che lo rende fecondo
ed efficace» (1970).
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