mercoledì 23 gennaio 2019

Le sorprese dei vecchi libri


   
Prendere in mano i vecchi libri può riservare delle sorprese. Vi si trovano spesso annotazioni, foglietti, foto, immaginette…
Come una copia della vecchia edizione della regola degli Oblati che ho preso dalla biblioteca per consultazione. Vi scopro una delle tante immaginette a cui non faccio neppure caso. Ma mentre la rimetto a suo posto do un primo sguardo al dipinto riprodotto. Ma guarda, è di Filippo Lippi, il mio concittadino! E fammi vedere dietro… Sorpresa. C’è una frase evangelica in latino: Serva eos quos dedisti mihi ut sint unum… Sanctifica eos in Veritate. La preghiera di Gesù al Padre, proprio in questi giorni di preghiera per l’unità dei cristiani: «Custodisci coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola… Santificali nella verità».
In fondo una data, 18 luglio 1937 e una firma che sulle prime faccio difficoltà a capire, ma poi è chiarissima: P. L(uigi) M(aria) Rossetti.
P. Rossetti! Me lo rivedo, anziano, alla casa generalizia, seduto al suo tavolo di lavoro, con la mantellina nera, con l’aria umile e insieme signorile.

Era nato a Napoli il 10 ottobre 1897 in una casa dotata di Oratorio, dove Sant’Alfonso de Liguori celebrava l’Eucarestia. Dopo aver conseguito la laurea in Lettere, “abbandonò il mondo”, come si diceva allora, ed entrò tra gli Oblati.
Fu considerato l’educatore per eccellenza: formatore di giovani, di novizi, di scolastici.
Superiore Provinciale negli anni della guerra e del primo dopo-guerra, dal 1940 al 1949. In quel periodo fondò 12 nuove case, tra cui Onè di Fonte, Firenze, Pescara Sant’Andrea, Maratea, Patti, Noto, Maria di Capua, Nesso, e il numero degli Oblati Italiani si raddoppiò. Nei pochi mesi in cui svolse il compito di Amministratore Provinciale, nel 1968, aprì a Marino il “Centro Giovanile”. Dobbiamo essergliene eternamente grati. I volumi del grande Dizionario di spiritualità in francese ora al noviziato è una sua eredità.
Ad un certo momento della sua vita aveva offerto la sua sapienza direzione spirituale all’opera del Mondo Migliore di padre Lombardi e guidava tante persone, specialmente sacerdoti.
Si spese all’età di 82 anni, il 3 dicembre 1979, dopo dichiarato: “Sono pronto, sia fatta la volontà di Dio”.


Ma perché quel 18 luglio 1937 prese una immaginetta dell’Annunciazione e scrisse quella preghiera di Gesù facendola sua?
Ho dato un rapido sguardo alla sua corrispondenza di quel tempo e ho trovato una lettera indirizzata al Vicario generale degli Oblati pochi giorni dopo, il 5 agosto. Scrive da Pila, in Valle d’Aosta, nella casa di vacanze dello Scolasticato di san Giorgio dove, era stato appena nominato superiore. Nella lettera confida a p. Eulogio Blanc le sue preoccupazioni per la casa di formazione: «e cosa potrò fare io con la mia poca virtù e prudenza? Le raccomando, amato Padre, di pregare molto per me: sono desideroso di fare la Volontà di Dio, non ho altro ideale che procurare il bene spirituale e naturale dei nostri scolastici, con una santa e “oblata” formazione. Ma senza le preghiere e le grazie di Dio, non potrà mai riuscire da me stesso! Il Signore deve aiutarmi, in lui solo confido».
Quell’immaginetta era l’implorazione dell’unità per la casa di formazione e il proposito di santificare per essa se stesso.

Alla fine della vita poteva scrivere:
«L’esperienza di lunghi anni di sacerdozio mi convince ogni giorno più profondamente che il ministero più alto e santo, e quindi più bello e santificante, è quello della direzione spirituale ai sacerdoti» (1969).
«È la preghiera è la grande forza del nostro apostolato, quella che lo rende fecondo ed efficace» (1970).


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