Sabato sono stato a parlare a Castelgandolfo: 430 laici
impegnati nelle parrocchie, provenienti da tutta Europa, con 7 traduzioni. È
stato un momento di luce per tutti, a cominciare da me.
Quando ho terminato ci sono stati molti interventi e domande.
Quando ho terminato ci sono stati molti interventi e domande.
Tra le altre una domanda mi è stata rivolta da un congolese che
vive in Belgio. Mi chiedeva come fare ad annunciare il Vangelo in una società
che non sa più ascoltate o che non ha tempo per ascoltare.
Avevo appena spiegato che “dire è dare”. Il vero dire è
comunicare la realtà detta e introdurre in essa. Mi riferivo in particolare
alla comunicazione dell’esperienza di Dio, chiamata a diventare una autentica
mistagogia, un portare dentro il mistero, ossia nella realtà più profonda di
Dio.
La risposta alla domanda era dunque facile, bastava invertire i
termini:
“dare è dire”.
Si può dire anche senza parlare, con il solo dare: ogni gesto
d’amore, fatto di attenzione, ascolto, servizio, disponibilità, può risultare
più eloquente di ogni parola e poi rivelarsi un autentico annuncio.
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