venerdì 18 gennaio 2019

La speranza di Martin Roch negli anni bui del Medioevo



Martin Roch, professore di storia medievale all’università di Ginevra, mi ha regato la sua ultima opera, Le Moyen Âge avant l’aube. Témoins et acteurs d’un monde en mutation. Nella lettera d’accompagnato mi scrive: «È il risultato di vari anni di letture, ricerche, ed anche del mio insegnamento…». Mi confida inoltre che è frutto anche della frequentazione con la Scuola Abbà e «dell’unità costruita, e sempre più profonda, nel gruppo della storia». Riguardo ai destinatari: «Ho voluto rivolgermi ad un pubblico più vasto ed ho quindi cercato di scriverlo tenendo conto di lettori non specialisti». Riguarda al soggetto del saggio mi scrive ancora che si tratta di «un periodo di grandi trasformazioni e delle persone che l’hanno vissuto cercando di andare avanti il meglio possibile. In fondo, si tratta della questione della speranza». Mi augura infine buona lettura!
Sì caro Martin, è stata davvero una buona lettura. Le tue 320 pagine sono scorse facilmente, sia per l’argomento, che attira come un romanzo (ma la storia è molto più affascinante di un romanzo), sia per la scorrevolezza del tuo stile che rende luminosi i periodi più bui della storia.

Il libro si apre con l’incredulità e l’angoscia di san Girolamo davanti alla terribile notizia che gli giunge a Betlemme: il 24 agosto 410 Roma è stata saccheggiata da Alarico. «Chi avrebbe mai creduto – grida Girolamo – che Roma sarebbe crollata, lei le cui vittorie riportate nel mondo intero costituiscono le fondamenta dell’universo?». La caduta dell’impero romano sotto la pressione dei “barbari” sembrò la caduta del mondo.
L’opera di Roch abbraccia i quattro secoli che vanno dalla caduta dell’impero romano alla rinascita dell’impero con Carlomagno. Il grande Medioevo delle cattedrali, delle università, dei poemi epici, delle Somme teologiche, della Divina Commedia è quello dei primi secoli del secondo millennio, un periodo luminosissimo. L’alba inizia con Carlomagno. E i secoli precedenti? L’Alto Medioevo? Sono i secoli bui. Roch preferisce chiamarlo Il Medioevo prima dell’alba, letto come una lunga gestazione nell’oscurità del seno materno.

Un libro a tutto tondo, quello di Martin Roch, capace di coniugare insieme storia, sociologia, letteratura, pensiero filosofico e teologico, e soprattutto ritrarre profili di uomini e donne concreti che tornano a vivere nelle pagine del libro con i loro sogni e le loro realizzazioni.
Sono secoli violenti, di distruzioni, invasioni, insicurezza, paura. Quegli uomini e quelle donne hanno comunque saputo continuare a vivere, cercare, sperare, farsi strada tra mille difficoltà. A mano a mano che la civiltà – identificata con Roma e le sue istituzioni che creavano unitarietà e sicurezza nel mondo antico – andava spegnersi, lentamente e irresistibilmente si accendeva un’altra luce, quella del cristianesimo, capace di infondere nuova sicurezza, di ridare speranza, di creare una nuova civiltà. Il sangue del Vangelo innervava i nuovi popoli e faceva nascere una nuova unità europea, tenuta insieme dalla fede.
In filigrana sembra di ascoltare l’eco lontana della nostra storia contemporanea, quando tanti riferimenti culturali e politici vengono meno, tornano insicurezze e paure, invasioni inarrestabili creano nuove geografie e offrono nuove opportunità di incontro.

Una storia affascinante e drammatica quella di un “mondo in mutazione”, come nel sottotitolo del libro. Una lettura appassionante, che fa pensare e sperare.


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