Il vuoto
lasciato dal dono fatto attira una pienezza maggiore, “traboccante”. Dio non si
lascia mai vincere in generosità
Un altro breve articolo per il sito di Città Nuova.
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«Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a
uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà
la sua ricompensa» (Mt 10, 42)
Chissà
perché proprio un bicchiere d’acqua. Forse perché è proprio il minimo che si
possa offrire a un ospite. Forse un bicchiere di vino sarebbe più adatto, ma a
quei tempi non era alla portata di tutti. Un po’ d’acqua in un orcio non
mancava mai. Un’ospitalità povera, essenziale,
ma pur sempre un gesto di attenzione e di accoglienza.
E perché
proprio un bicchiere d’acqua “fresca”? Una
volta si diceva che era un ulteriore segno di delicatezza: in un Paese caldo,
anche se hai soltanto un po’ d’acqua da offrire, che sia almeno fresca. Sembra
invece che all’ospite si riservasse un bicchiere d’acqua riscaldata, che
disseta di più. Il bicchiere d’acqua fresca indicherebbe davvero il minimo
indispensabile, il dono di un povero, senza alcuna
ricercatezza.
Come gesto
del dono Gesù aveva additato una vedova che aveva gettato nel tesoro del tempio
due spiccioli soltanto (Mc 12, 41-44),
un’inezia, ma Dio guarda il cuore, non il portafoglio. Gesù, osservando il
gesto della vedova, aveva valutato non l’ammontare della somma, ma il valore
che essa aveva per lei: era tutto quanto possedeva per vivere, aveva dato la
sua vita per Dio.
Nel
bicchiere d’acqua come nei due spiccioli c’è la logica del dono. La nostra vita è un dono,
ricevuto da Dio, dai genitori, e tutto quanto ci è attorno è un dono per noi,
lasciatoci in eredità dai nostri padri e prima ancora nell’atto della
creazione. Tutto abbiamo ricevuto e tutto riceviamo ogni
momento. Se prendiamo coscienza di questa realtà non possiamo non
rispondere al dono con il dono e fare della vita un dono per gli altri. Più che
un atto di generosità è un atto dovuto di restituzione, di giustizia.
Il
ricco Zaccheo darà la metà dei suoi beni, e sarà una cifra consistente, la vedova soltanto due spiccioli,
e sarà tutta la sua vita. Forse potremo dare soltanto un bicchiere d’acqua
fresca, un sorriso, un gesto di attenzione, di ascolto, di servizio, di
disponibilità, di accoglienza… Tutti, anche il più povero, hanno qualcosa da
dare.
Ed ecco
scattare la promessa di Gesù: se diamo ne avremo una ricompensa. Vengono alla
mente analoghe promesse di Gesù: «Date e vi sarà dato: una misura buona,
pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo…» (Lc 6, 38). A donare non si perde, non si rimane a
mani vuole. Il vuoto lasciato dal dono fatto attira una
pienezza maggiore, “traboccante”. Dio non si lascia mai vincere in
generosità. Possediamo veramente soltanto quello che diamo.
Perché,
potremmo chiederci, se doniamo agli altri è Dio a renderci cento volte tanto?
Non doniamo mica a lui! A volte sperimentiamo che il
dono fatto agli altri non porta con sé il contraccambio, anzi, a volte si può
essere ricambiati con l’ingratitudine.
Il bello è
che quanto facciamo agli altri Gesù lo ritiene fatto a sé, per questo è lui a
mostrare gratitudine e a ricambiare con la generosità degna di un Dio. Subito
prima di parlare del bicchiere d’acqua aveva detto: «Chi accoglie voi accoglie
me… Chi accoglie un profeta perché un profeta, avrà la
ricompensa del profeta…» (Mt 10, 40-41).
Accogliere l’altro, donandogli anche solo un bicchiere d’acqua fresca, è
accogliere Gesù; è a lui che diamo quel bicchiere d’acqua: tutto quanto
facciamo a uno dei più piccoli, egli lo ritiene fatto a sé (cf. Mt 25, 40).
In questo
caso Gesù si riferisce all’accoglienza dei discepoli da lui inviati ad
annunciare il Vangelo. Il detto sul bicchiere d’acqua
chiude infatti il lungo discorso che egli rivolge ai suoi missionari.
Mi sembra particolarmente bello che le ultime parole siano indirizzate proprio
a chi accoglie quanti hanno la grande missione di portare l’annuncio di
salvezza. In questo modo anch’essi hanno la possibilità di partecipare
all’opera dell’evangelizzazione.
Non
soltanto accogliendo i missionari si accoglie Gesù e donando a loro si dona a
Gesù, ma si riceve la loro stessa ricompensa: il frutto del loro ministero è anche nostro, siamo
missionari con loro e come loro.
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