La formula della prima oblazione di p. Maiello il 29 ottobre 1900 |
Il crocifisso di Alfonso Maiello, LuigiRossetti, Raffaele Grasso |
Raffele Grasso ha letto sul mio blog di p. Luigi Rossetti
Ecco quanto mi scrive:
«Ho letto sul tuo blog di p. Luigi Rossetti morto il 3 dicembre del 1979.
Quel giorno io con altri 6 compagni eravamo a S. Maria a Vico - San Pio X - con
p. Angelo Dal Bello per il ritiro prima dei voti perpetui che avremmo fatto
dopo 5 giorni, l'8 dicembre. Avevo conosciuto p. Luigi a Marino quando ero al
centro giovanile e poi l'evo incontrato in diverse altre occasioni. Quando mi
vedeva mi chiamava "Panzarotto" (allora ero più grosso di ora).
Quando sapemmo della sua morte espressi immediatamente a p. Angelo il desiderio
di poter avere il suo crocifisso il giorno dei voti perpetui. Il desiderio fu
esaudito.
In allegato ti invio una foto del mio crocifisso che era appartenuto a p.
Maiello, poi a p. Rossetti ed ora a me. Il volto è consumato come anche altre
parti dello stesso: credo che lo togliessero solo quando andavano a letto a dormire».
Come nella tradizione oblata, ci si
passa il crocifisso da un oblato all’altro. Così quello di p. Raffaele Grasso
risale addirittura a p. Alfonso Maiello. Così ho l’occasione di conoscere
questo veterano degli Oblati italiani.
Nato nella provincia di Avellino
nel 1865, era laureato in medicina e ginecologia. Molto apprezzato dal celebre
Prof. Dott. Mancusi di Napoli, che lo avrebbe voluto al suo posto. Ma il dott.
Maiello, pare si sia convertito assistendo ad una seduta spiritica scosso da un
miracoloso intervento della Madonna.
A 35 anni, una delle Suore della S.
Famiglia gli parlò dei Missionari Oblati, della loro Missione e delle loro case
in Italia e all’estero. Si recò a Roma, dove, dopo il noviziato in Francia, fu
ordinato sacerdote nel 1904.
Rimase a Roma come economo dello
Scolasticato romano, andando poi a san Giorgio canavese sempre come economo, pur
lavorando qua e là come missionario. In seguito fu rettore del Santuario di
Santa Maria a Vico, per vari anni.
Morì nel 1922, a 57 anni, forse con
un tumore al cervello.
Ho dato un’occhiata alle sue
lettere ricche di minuti episodi e della vita concreta.
Interessante quello che scrive da
san Giorgio alla fine del 1913: «Ieri fui in Torino ed ebbi un’altra conferma
della fine di questa inqualificabile guerra nel corso del 1918. Si tratta di
una vecchia, amica di famiglia di mia conoscenza, che conobbe D. Bosco da
vicino e che da molti anni – ma specialmente dal ’14 in qua – va ripetendo alla
detta famiglia ciò che D. Bosco le disse più volte: “Voi vedrete una guerra
terribile assai e lunga lunga; essa comincerà il ’14 e finirà il ’18”».
Padre Alfonso non sembra essere
stato un uomo di lettere, come confessa candidamente il 2 maggio 1921a p. Blanc
da poco nominato vice Provinciale della Provincia Italiana degli Oblati: «Lei
sa già che io non ho né attrazione, né facilità per la penna, che quando si
tratta di dovere esprimere con essa dei sentimenti forti, profondi e
molteplici, io mi scoraggio, rimando di giorno in giorno a da un’occasione all’altra
mi lascio volentieri tentare dalle tante e si svariate occupazioni che, col mio
carattere, mi addosso spontaneamente e che poi finiscono per non lasciarmi il
tempo necessario per la pratica quotidiana dei miei doveri di stato, e così
arrivo a seppellirmi in un profondo quanto lungo silenzio proprio quando ho il
cuore più pieno…».
In compenso appare una persona
molto concreta e generosa. Lo si vede spesso nei suoi impegni di economo (orti,
galline, passaporti, documenti…) e di medico (segue diversi Oblati ammalati, interessandosi
delle cure, delle medicine…).
Mi è piaciuta quanto scrive in una
delle ultime lettere: «io mi vado facendo veramente vecchio, ma il mio cuore è
sempre lo stesso, è sempre giovane».
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