L’unità sembra un’utopia.
Ogni volta che ci pare di esservi giunti si allontana nuovamente.
Il mondo unito sembrava vicino, subito dopo la caduta del muro di Berlino; adesso sembra fuggire velocemente verso nuovi steccati nazionali e nuovi muri di nazionalismi egoisti.
L’unità delle Chiese sembrava a un passo, quando Paolo VI e Atenagora si abbracciarono e invocavano l’unico calice, ed è ancora tanto lontana. Potremmo pensare a tante altre mete più
vicine, in famiglia, tra le comunità religiose, tra i movimenti politici… È una chimera, l’unità?
Gesù, che ha fatto l’Eucaristia, non poteva realizzare l’unità? L’ha invece fatta oggetto di una preghiera e l’ha posta in un divenire dinamico, come appare in greco, eis en: “che siano perfetti verso l’uno, che diventino uno”.
L’unità ci sta sempre davanti, è la meta. Non è importante se e quando la raggiungeremo. Forse la
pienezza, la “perfezione” la raggiungeremo soltanto alla fine.
Ciò che conta è mettersi in cammino, senza mai scoraggiarci davanti alle realizzazioni sempre
parziali, alle incrinature nascoste. Ciò che conta è tendere all’unità, perché questa è la tensione che ha sorretto e motivato la vita di Gesù.
È il sogno di Dio, dunque anche il nostro.
Ogni volta che ci pare di esservi giunti si allontana nuovamente.
Il mondo unito sembrava vicino, subito dopo la caduta del muro di Berlino; adesso sembra fuggire velocemente verso nuovi steccati nazionali e nuovi muri di nazionalismi egoisti.
L’unità delle Chiese sembrava a un passo, quando Paolo VI e Atenagora si abbracciarono e invocavano l’unico calice, ed è ancora tanto lontana. Potremmo pensare a tante altre mete più
vicine, in famiglia, tra le comunità religiose, tra i movimenti politici… È una chimera, l’unità?
Gesù, che ha fatto l’Eucaristia, non poteva realizzare l’unità? L’ha invece fatta oggetto di una preghiera e l’ha posta in un divenire dinamico, come appare in greco, eis en: “che siano perfetti verso l’uno, che diventino uno”.
L’unità ci sta sempre davanti, è la meta. Non è importante se e quando la raggiungeremo. Forse la
pienezza, la “perfezione” la raggiungeremo soltanto alla fine.
Ciò che conta è mettersi in cammino, senza mai scoraggiarci davanti alle realizzazioni sempre
parziali, alle incrinature nascoste. Ciò che conta è tendere all’unità, perché questa è la tensione che ha sorretto e motivato la vita di Gesù.
È il sogno di Dio, dunque anche il nostro.
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