La
città vibra all’unisono al grido di “Viva santa Rosa”, che riecheggia di via in
pia, di piazza in piazza. Viterbo si identifica con santa Rosa, così come santa
Rosa si identifica con Viterbo.
Non
avevo mai partecipato alla festa della santa, e non ero mai stato a Viterbo, pur
conoscendo tante cittadine e paesi dell’Alto Lazio.
Finalmente
ho potuto partecipare alla festa, ed è davvero una grande festa.
Già nel
primo pomeriggio si comincia a prendere posto nei luoghi strategici da dove di
notte passerà la “macchina di santa Rosa”. Le strade si animano, i balconi sono
adornati con i drappi colorati, le forze dell’ordine schierate e vestite in
alta uniforme. C'è ancora nell’aria l’aurea mistica, lasciata dalla processione
del giorno precedente, quando il cuore di santa Rosa è stato portato in processione
per la città.
A sera,
nel parco che circonda il converto dei Cappuccini dove sono ospite, si radunano
i “facchini”, più di 100 uomini vestiti di bianco, con le cinture rosse e le
bandane, che trasporteranno la statua della santa. Cenano in
maniera robusta, assieme a familiari e amici. Poi si portano su
un prato, loro soli, per un rito suggestivo: il capo dei facchini li arringa e
dà le ultime disposizioni, il superiore dei Cappuccini li benedice, loro si
abbracciano fino a formare un corpo compatto.
Poi
giù per le strade, schierati come a battaglia, a passo di marcia, al suono della
banda, accompagnati da coreografie di sbandieratori e altri gruppi di
rievocazione storica.
Infine,
dopo la benedizione del vescovo, la liturgia per trasportare la grande macchina di 5 quintali, con su in alto, a 35 metri, la statua della piccola santa. In tutta la città
gli altoparlanti amplificano gli ordini di manovra e gli incitamenti del capo
facchini che guida con maestria le complesse manovre. Due ore di gioia e di entusiasmo
percorrono la città. Fino a quando anch’io, nella piazza del teatro oscurata,
vedo comparire sopra i tetti delle case la cima della macchina che si alza
gradatamente a mano a mano che avanza. È un fremito, un’emozione che esplode
nell’evviva santa Rosa e in un battito di mani ripetuto. Fino a quando, dall’angolo
della strada, la macchina appare in tutta la sua maestosità, fiaccola luminosa nel buio
della notte.
È ora
il momento dell’ultima tappa, in salita verso il santuario della santa. Altri facchini
si aggiungono ai precedenti e corrono con loro trascinando il simulacro con le
corde.
Ora che santa Rosa è davanti al santuario si sciolgono le file e a
migliaia salgono per abbracciare la santa e venerare il suo corpo nell’urna
della chiesa.
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La teca con il cuore della santa |
Il
giorno successivo, 4 settembre, il santuario è gremito attorno al vescovo, il
clero della diocesi, le autorità cittadine. Una folla che la grande chiesa non
può contenere e che rimane accalcata fuori sulle gradinate, lungo la strada,
fino alla casa di santa Rita.
La Chiesa
vive un momento difficile. Il Papa è contestato.
In
questa Chiesa di peccatori è bello far risaltare la Chiesa dei santi.
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