La
rivista degli Oblati italiani “Voce di Maria”, nel 1943, pubblicava un articolo
tratto “da
un giornale novarese”, a firma S. B., dal titolo Una
visita ai Santuari Novaresi del Fondatore degli Oblati di M.I.; visita che era avvenuta 100 anni prima, nel 1842.
Mentre nell’anima ancora risuona l’eco
festiva che ha contrassegnato con una nota speciale la festa della Madonna
Immacolata, crediamo di offrire un omaggio alla Vergine rievocando una visita
compiuta dal Fondatore degli Oblati di Maria Immacolata ai Santuari mariani
novaresi.
«Caritas», il bollettino mensile di
propaganda rosminiana ha rievocato con un rapido accenno, in uno degli ultimi
numeri, 1’incontro avvenuto a Stresa nel 1842 dell’Abate Rosmini con il Vescovo
di Marsiglia mons. Eugenio De Mazenod. Questo incontro sul suolo novarese di
due Santi, il Fondatore degli Oblati di Maria Immacolata e dei Figli della
Carità non è senza un auspicio per noi.
L’occasione dell’incontro era stata la consacrazione
a Stresa di un altare dedicato alla S. Famiglia. L’altare ornava allora la
primitiva Cappella del Noviziato dei Rosminiani, sita nell’attuale refettorio
del Collegio Convitto Rosmini di Stresa, e si conserva ancor oggi trasportato
nella Chiesa del SS. Crocifìsso.
La consacrazione di un altare
L’altare della S. Famiglia che la
munificenza della Nobile Anna Malia Bolongaro Borghese, aveva donato al giovane
istituto della carità veniva consacrato nei dì 11, 13 giugno con una festa
memoranda. Assistevano alla cerimonia oltre all’Abate Rosmini e alla schiera
dei giovani novizi mons. Pietro Scavini, celebre moralista, allora Vicario
Capitolare della Diocesi di Novara vacante per la morte del Card. Giuseppe
Morozzo.
Questa visita di un Vescovo marsigliese
aveva suscitato nei giovani novizi tanta gioia, e ne rimane eco fedele un’ode
composta dal P. Toscani in argomento di loro memoria indelebile e profonda
venerazione.
Sacro
Pastor del Marsigliese gregge...
l'alma
pietà, la fede, l’ardor — che in volto spiri
mostran
che in Te han sede — come i color dell’iri
Tutte
virtù che splendono — in ottimo Pastor.
... Ma
allor che giunto sie — del Rodano alla foce
rammenti
del dìe... che ti degnasti spandere
tanta
letizia e giubilo — nei nostri cuori;
Chè un
stuol di giovanetti — in riva all’umil Toce
lasciasti,
e nei loro petti — di tue virtude esimie
un
fuoco inestinguibile — di santi ardori...
Bastano questi pochi versi per farci
comprendere l’alta stima in cui il Vescovo era tenuto. Mons. Eugenio de Mazenod
era infatti una delle figure più rappresentative dell’Episcopato francese in
quella prima metà del secolo scorso, che segnò la restaurazione cristiana dopo
la bufera rivoluzionaria.
Nel 1816 Egli aveva concretato un suo
sogno da lungo meditato: la Fondazione di una Congregazione Religiosa, gli
Oblati di Maria Immacolata, i quali pel disegno primitivo dovevano essere
l’avanguardia della rinnovazione spirituale del paese, ma più tardi divennero
gli arditi della Missione all’Estero. Già nel 1841 partiva il primo drappello
destinato alle Missioni del Canadà: da quelle Missioni essi passarono a tante
altre, sotto tutti i climi e sotto tutti i cieli, cosicché Pio XI amava
ripetutamente chiamarli: «Gli specialisti delle Missioni più difficili».
Ai
santuari di Varallo e di Re
Non meraviglia quindi se l’eco dell’opera
e del fondatore abbia attraversato il vicino confine del piccolo Stato
Piemontese Sardo. In Piemonte Mons. De Mazenod era stato negli anni della
infanzia; vi era ritornato altre volte, specialmente per sollecitare
dall’Arcivescovo di Vercelli una reliquia di S. Sereno, il Santo Vescovo
marsigliese morto di passaggio a Biandrate e ivi rimasto patrono della
Parrocchia.
Vi ritornò anche nella primavera del 1842.
Lo scopo di questo viaggio era di andare a Torino a venerare la S. Sindone e di
visitare in pio pellegrinaggio i Santuari mariani piemontesi. Restò a Torino
tre settimane e invitato dallo stesso Re Carlo Alberto prese parte alla
ostensione della Sindone in occasione delle nozze di Vittorio Emanuele, poi Re
d’Italia. Visitò i Santuari mariani torinesi, quello di Vico a Mondovì, quello
di Oropa nel Biellese: nel Novarese visitò il Santuario della Madonna Assunta e
prima di rientrare in Francia, passando dalla Svizzera, il Santuario della
Madonna del Sangue a Re nell’Ossola. Fu precisamente in questo viaggio che
Mons. De Mazenod fu ospite dell'Ab. Rosmini a Stresa e consacrò 'altare della
S. Famiglia.
Un giudizio sul Rosmini
Nel suo diario il Vescovo di Marsiglia
rileva qualche apprezzamento sull’Abate Rosmini: «A Stresa ho fatto conoscenza
col celebre abate Rosmini, uno degli uomini più dotti dell’Italia, fondatore
della Congregazione della Carità. L’Ab. Rosmini accoppia una grande pietà e
un’alta intelligenza: il suo zelo è pari al suo talento».
Da quell’incontro sono passati esattamente
cento anni: tempo sufficiente per dare un sereno giudizio egli uomini e delle
cose. Dell’uno
e dell’altro la Chiesa ha iniziato il
Processo Canonico di Beatificazione che porterà, come primo risultato alla
proclamazione della virtù eroica dei due Santi. Dei due Istituti la storia
della Chiesa già narra lo zelo apostolico per la diffusione del regno di Dio
nel mondo. Un incontro di due uomini, sia pure grandi, che cosa vale alla
distanza di cento anni? Ma il passaggio dei Santi segna sempre il passaggio di
Dio. Non ci sembra quindi esagerato se affermiamo che questa data centenaria è
stata rievocata prima che da questo articolo da due vocazioni religiose
sbocciate sulle stesse spiagge del Lago Maggiore in due Chierici passati dal
Seminario di S. Carlo all'Istituto degli Oblati di Maria Immacolata in S.
Giorgio Canavese, uno nel 1941, l’altro nel 1942, primizie novaresi tra questi
specialisti delle Missioni più difficili. Voglia la Vergine Immacolata
suscitare altre vocazioni ancora, e moltiplicare anche nel Novarese il numero
degli Oblati consacrati al suo nome e al suo cuore.
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