sabato 8 luglio 2017

Venite a imparare


Arte del Salento
«Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero» (Mt 11, 25-30).


“Venite”. L’invito rivolto ai primi discepoli ora Gesù lo estende all’intero popolo delle beatitudini: a quanti si sentono oppressi e hanno fame e sete di giustizia, ai poveri, ai perseguitati, a tutti noi che facciamo fatica a vivere con coerenza la nostra vocazione di figli di Dio.
Ci chiama a sé perché ci mettiamo alla sua scuola.
E il primo grande insegnamento che rivolge a chi lo segue è far conoscere e rendere partecipi del suo rapporto d’amore con il Padre.
Come potevamo sapere, se egli non ce l’avesse mostrato, che in Dio c’è una profonda e intima comunione tra persone? La “conoscenza” tra Gesù e il Padre è come una corrente di amore, di mutua partecipazione.
Non soltanto ci fa conoscere questo mistero di comunione reciproca, ma in essa ci coinvolge pienamente. Il suo rivelare non è soltanto trasmissione di una conoscenza, ma comunicazione della realtà stessa: il suo dire è dare.

Seguire Gesù vuol dire imparare da lui, stare con lui, guardare come vive e opere: al di là delle parole, la sua stessa vita è il più grande insegnamento. Non leggiamo: “imparate quello che dico”, come potrebbe affermare un qualsiasi maestro, ma “imparate da me”, perché egli è il Maestro. La sua vita ci parla.
Cosa impareremo stando alla sua scuola?
Guardo al suo rapporto con noi: è “mite”. Nessuna violenza, anzi la pazienza, la benevolenza, che non gli fanno spegnere lo stoppino che stenta a bruciare, non gli fanno spezzare la canna già incrinata. È pieno di misericordia con chi sbaglia, fino a chiedere perdono a Dio per chi lo crocifigge. Quale preziosa lezione quando, inchiodato sulla croce, benedice e non maledice, trasformando così in bene tutto il nostro male!
Guardo al suo rapporto con il Padre: è “umile”, docile, in tutto obbediente al suo volere. Nessuna alterigia o presunzione, ma la consegna della vita nelle sue mani. Quale grande lezione quando, davanti alla morte crudele, prega che non la sua volontà si compia, ma quella del Padre! O quando sulla croce consegna nelle mani del Padre la sua anima.
Il suo insegnamento è peso dolce e leggero, adatto a piccoli come siamo noi.


1 commento:

  1. E' interessante poter capire come vivevano i primi discepoli per avere un rapporto più diretto e vero. La consegna della nostra vita nelle Sue mani, è fatta di opere degne. Il "sevizio" verso il prossimo è un comandamento che il Messia ci ha dato:

    "12 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. 13 Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici. 14 Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando. 15 Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio. 16 Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; affinché tutto quello che chiederete al Padre, nel mio nome, egli ve lo dia. 17 Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri." (Gv 15)


    http://www.assembleadiyahushua.it/che-tipo-di-uomini-erano-i-primi-veri-discepoli/

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