Ho letto
d’un fiato un piccolo libro che raccoglie alcune lettere indirizzate da don
Primo Mazzolari al suo vescovo. È stato edito in occasione del viaggio di papa
Francesco sulla sua tomba, ed è preludio dell’opera completa.
Il titolo
è tratto da una lettera del 14 gennaio 1939: “La carità è sempre un po’
eccessiva», frase che richiama quanto papa Francesco ha detto in Egitto il 29
aprile 2917: «L’unico estremismo permesso per i credenti è quello della carità».
Le
lettere rivelano un uomo integro, sincero, senza compromessi, “obbedientissimo”,
come spesso si firma.
Una frase mi sembra esprime in modo particolare la sua vita e la sua azione: «Prendo in mano la mia volontà, e ne faccio offerta a Dio
perché mi prenda e faccia di me, povero sacerdote, uno strumento della sua
misericordia tra gli uomini» (3 settembre 1920).
Si è
immerso fino in fondo nelle situazioni della sua gente e della Chiesa: le due
guerre, il fascismo, il comunismo, la fame, la disoccupazione… fino a pagare di
persona, incompreso, criticato, diffidato dallo scrivere e dal parlare. «Nessuno
– confida al suo vescovo nel momento del buio – ha voluto interrogare il mio
cuore e pesare col cuore la mia parola prima di condannarla» (2 ottobre 1951).
Sono
lettere nelle quali fa dono sincero della sua esperienza, anche se afferma: «Un’esperienza
è sempre qualchecosa d’incomunicabile, cioè non si può copiare materialmente»,
invitando ciascuno a fare la propria esperienza: «l’animo può essere suggerito
e guidato da indirizzi e suggerimenti altrui e da proprie esperienza ma non
prestato» (3 agosto 1938).
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