Non nel
senso che mettere Cristo al centro e seguirlo fino a trasformarsi in lui porti
al vero umanesimo e renda l’uomo pienamente uomo, anche se è così.
Antropocentrismo
nel senso che, in Cristo, Dio pone l’uomo al centro.
Alla
nostra cristificazione corrisponde la sua umanizzazione: “Ho desiderato
ardentemente mangiare con voi...”.
"Dio ha
tanto amato il mondo", l’umanità, da farsi lui stesso uomo, ponendo l’uomo al
centro di se stesso: “E il Verbo si è fatto uomo”.
Adesso l’umanità
è proprio al centro della Trinità: vi è l’umanità di Gesù e di Maria e in loro
tutti noi.
Non
abbiamo “rovinato” la perfezione della Trinità, perché c’eravamo da sempre: nel
Verbo Dio ha da sempre pensato tutti noi, siamo lì da tutta l’eternità e per
tutta l’eternità.
Anche la nostra
sequela di Cristo è preceduta dalla sequela dell’uomo da parte di Dio. Dio
segue l’uomo come il pastore segue la pecora smarrita, come la donna cerca la
moneta perduta…
In Gesù
Dio segue l’uomo fin nel suo peccato, nella sua disperazione, nella sua più
estrema lontananza: “Avendo amato i suoi lì amò fino all’estremo…”.
In questo
senso si potrebbero capovolgere le parabole di questa domenica: nel contadino
che trova il tesoro nel campo e nel mercante che trova la perla preziosa, potremmo
vedere l’immagine di Dio che per noi è pronto a vendere tutto, a dare la sua
stessa vita, pur di averci.
È come se
dicessimo noi a Gesù: “Vieni e seguimi”. Ed egli ci segue ovunque, in ogni
situazione: “Non abbiate paura, io sono con voi tutti giorni”.
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