Torno al Tindari
dopo tanti tanti anni fa, quando vi salii partendo da Oliveri.
La
costruzione del nuovo santuario non è bella e completamente fuori stile. Resta
comunque un santuario della Madonna, la cui statua vi è giunta nell’ottavo,
nono secolo circondata da quell’alone di leggenda che accomuna l’origine di tanti
santuari.
È luogo
di devozione, dove le persone accorrono numerose. Anche questa mattina diversi pullman
scaricano decine e decine di fedeli chiassosi e felice.
All’interno,
tra i vari medaglioni di santi, anche sant’Eugenio assicura la sua presenza e
quella degli Oblati, ricordando che questa terra che li ha visti a lungo
presenti e fortemente impegnati.
È invece
la prima volta che mi spingo fino alla zona archeologica dell’antica città di Tyndaris,
fondata da Dionigi di Siracusa nel 396 avanti Cristo.
Mi lascio
avvolgere dal teatro e dalle rovine delle costruzioni greco-romane.
Tutto
molto in fretta, perché sono venuto fin qui per prendere lo zio di Pippo
Giordano e condurlo a Mistretta dove nel pomeriggio avremo la presentazione del
libro. Il famoso zio di padre Pippo che per tanti anni è stato custode del
santuario… uno di quei sacerdoti buoni, col sorriso stampato in volto, diventato
un tutt’uno con la Madonna Nera del Tindari.
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