Giorni fa
segnalavo sul blog un mio articolo riguardante Igino Giordani apparso sulla
rivista “Nuova Umanità”:
http://fabiociardi.blogspot.it/2017/06/segno-di-contraddizione-giordani.html
http://fabiociardi.blogspot.it/2017/06/segno-di-contraddizione-giordani.html
Mi giunge il
seguente commento:
Ho letto il tuo bellissimo lavoro!
Per forza Giordani non è stato capito ed accolto: è un
profeta. Come leggo a pag. 12, un cristiano "tutto assorto nello spazio
dell'eterno".
Non ho mai letto il libro di cui parli, “Segno di
contraddizione”, e molto di quanto tu citi non lo conosco.
E forse quando potrò leggere questo suo libro non sarò in
grado di capire tutto. Però mi pare di capire che Giordani ha avuto da Dio il
dono della rivelazione dei piccoli (Matteo 11, 25-30) e forse se ne accorto
solo quando ha visto Chiara.
Ha visto quello che desiderava realizzasse il Cristiano.
La Sapienza la cerchiamo la cerchiamo... e lei invece ci
aspetta sotto casa, no?!
Di quel libro, oltre
alla ricchezza dei contenuti, mi pare che rimanga soprattutto l’appassionata
testimonianza resa a Cristo, che è e sarà per i secoli “segno di
contraddizione”. «Questo scrittore – scriveva Francesco Aquilanti recensendo il
libro sulla rivista Studium – è
un cristiano sul serio: gli accomodamenti, le transizioni non sono nel suo
temperamento ». La sua fede è pura e ardente, fino a identificarsi con l’amore
e con la passione per la stessa espansione della fede, per natura diffusiva
come l’amore: «È un fuoco che tanto cresce a quante più anime si apprende: chi se
lo chiude in sé, rischia di soffocarlo, per mancanza di quell’ossigeno che è la
carità, virtù espansiva, e non egocentrica. Non si è fatto tutto quando si ha
la fede per sé; allora comincia il debito di darla agli altri». Quando Giordani
parla di Paolo sembra parlare di se stesso: «Quel fuoco non se lo poteva tenere
in petto: doveva appiccarlo fuori» (pp. 202-203). Era il fuoco che avvertiva Giuseppe
De Luca nella sua recensione al libro di Giordani: «Un fuoco talmente
contagioso e verace che a volte non ci si resiste vicino», un fuoco che egli
sentiva presente nei giovani del suo tempo nei confronti di Gesù, e che sapeva
essere stato acceso da Giordani «per la sua quotidiana, dura, decenne fatica di
scrittore cattolico»; un fuoco che potrà continuare ad accendere uomini e donne
del nostro tempo.
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