Appena scendo
al treno mi trovo in una città moderna, cosmopolita, con viali perfettamente
squadrati, negozi di lusso, piazze, palme, aiuole… non avrei mai immaginato che
Bari fosse una tale metropoli.
Oltrepasso
Corso Vittorio Emanuele II, che taglia la città da est a ovest, e
immediatamente mi trovo in un’altra città, totalmente diversa: un groviglio di
strade, persone sedute sulla soglia di casa, biancheria stesa alle finestre, bambini
che giocano, tende di finto pizzo che sventolano davanti alle porte. L’unica
cosa che accomuna le due città la lingua, per me completamente incomprensibile.
Trovo la
strada dove le donne preparano le orecchiette, su tavoli disposti lungo la via,
le corti con le persone a crocchio. Mi stupisce la targa con il nome di una
zona: “Corte lascia fare a Dio”. Leggo a voce alta la scritta a due donne
sedute nel vicolo sull’uscio di casa e domando se è proprio vero che quella
corte si chiama così. Ne sono orgogliose, hanno sempre sotto gli occhi un
programma di vita.
La città
vecchia custodisce importanti monumenti, dal castello normanno svevo alla
cattedrale del 1100, in stile romanico pugliese, d’una purezza incomparabile.
Naturalmente
il cuore della città è la basilica di san Nicola, anch’essa in sobrio elegante
stile romanico pugliese. Era il 1087 quando tre navi cariche di grano salparono
da Bari alla volta di Antiochia. Sulla via del ritorno, nella sosta a Myra,
trafugarono le reliquie di san Nicola. La città di Bari, decaduto con l’arrivo
dei Normanni nel 1071, riacquistò lustro. Anche oggi, nella cripta dove si
conserva l’urna, trovo parecchi pellegrino russi, tra i più assidui frequentatori
della basilica.
Corte lascia fare a Dio |
Fede,
arte, affari, tutto si intreccia in questa caotica città antica. Merita davvero
d’essere la capitale del Sud.
… lascia
fare a Dio!
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