Anche “il giovane padre” – così l’abbiamo sempre chiamato anche se ormai aveva
68 anni – è partito per il cielo. Un Oblato come Dio comanda, di quelli davvero
“vicini al popolo”, a quel popolo dal quale proveniva – era un
ferroviere – e per il quale ha sempre vissuto.
Vicino fino all’ultimo giorno e l’ultima notte. Ci hanno raccontato che appena
tornato in comunità dall’ospedale, si è assistito ad “una testimonianza di
altri tempi: centinaia di persone (soprattutto i “suoi” ex giovani, membri
dell’Ammi e della famiglia oblata, suoi ex colleghi di lavoro della
Circumvesuviana…) sono passati, notte e
giorno, per salutarlo e per pregare per lui. Per tutti almeno un semplice cenno
di testa come segno di averli riconosciuti”.
Una persona sincera e umile, un grande! Me ne ha dato una testimonianza poco tempo fa
quando mi ha scritto: “Sono P. Antonio (napoletano), volevo farti conoscere la
mia esperienza con te. Scusami se scrivo un po’ male, sono andato a scuola
subito dopo la guerra. La mia esperienza: sono stato sempre attento a te
e ti ho sempre considerato un fratello con tanti doni, ma questi
alcune volte ti facevano un po’ superiore agli altri… ( sono i nostri difetti).
Ma stamattina leggendo il tuo ultimo libro su S. Eugenio, mi è
sembrato di avvertire dentro di me che qualcosa si sciogliesse, ho capito che i
carismi invece di separarci diventano la strada che ci unisce e ci fa UNO come
Chiara ci ha insegnato. Vivo una grande gioia e te la voglio comunicare. Ciao amico
e sapiente Fabio. Antonio.