Perché Maria
si mise in viaggio, “in fretta”, verso Ein Karim per andare da Elisabetta? L’evangelista
non lo dice. Mi piace assecondare la lettura tradizionale che vede Maria spinta
dalla carità e dalla volontà di servizio verso la parente anziana. Maria,
scrive Ambrogio di Milano, «si avviò in fretta verso la montagna, non perché
fosse incredula della profezia o incerta dell’annuncio o dubitasse della prova,
ma perché era lieta della promessa e desiderosa di compiere devotamente un
servizio, con lo slancio che le veniva dall’intima gioia». Lo stesso Paolo VI,
nell’enciclica Marialis cultus, accoglie
questa interpretazione quando scrive che la festa della Visitazione «ricorda la
beata vergine Maria, che porta in grembo il Figlio e si reca da Elisabetta per
porgerle l’aiuto della sua carità e per proclamare la misericordia di Dio
salvatore» (n. 7). Il primo intento è il servizio, la conseguenza è la proclamazione
di quanto Dio ha operato. «Maria va per fare il bene – scrive Enzo Bianchi – e
finisce per portare Cristo».
La
Vergine nella Visitazione assurge a icona di quel dialogo e di quell’annuncio a
cui tutta la Chiesa è chiamata. Non possiamo tenere per noi stessi la Parola che
in noi si è fatta vita, siamo chiamati a partecipare il dono ricevuto. Il
Vangelo è uno scrigno prezioso che racchiude inestimabili tesori di luce: da esso
non soltanto possiamo attingere costantemente per la nostra vita, ma possiamo
anche distribuirne a tutti le inesauribili ricchezze, a mani piene.
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La festa
della Visitazione è per me anche il ricordo della partenza di mio padre per il
cielo, 12 anni fa. Come non ricordare quanto ha lasciato scritto?
“Oggi sarai
meco in Paradiso;
Oh! il
Paradiso!;
Prendimi,
Signore;
Grazie
Signore;
Vedrò
Maria, La Madonna, Vergine bella più bella di tutte;
Sarà
Santo come tanti altri;
Andrò in
Paradiso, di Lassù pregherò per i miei famigliari”.
La
Madonna che apre la strada: verso Ein Karim, verso l'evangelizzazione, verso gli studi oblati… verso il Cielo!