Apa Giovanni, prima di congedare il
discepolo, gli aveva fatto dono di un vangelo che aveva copiato con pazienza su
fogli di papiro. Gli era costato tempo e fatica, ma cos’altro avrebbe potuto
affidare come corredo di viaggio al giovane Pafnunzio? Il cammino che era
chiamato a percorre sarebbe stato lungo e difficile. Non pensava soltanto a quello
che lo avrebbe condotto nella lontana laura, era piuttosto l’arduo cammino
della vita a dover essere illuminato con la luce della Parola di Dio.
Quando Pafnunzio giunse nella lontana
laura e gli fu affidata la cella solitaria, estrasse finalmente dalla bisaccia
il libro prezioso e lo pose sul leggio davanti alle icone del Pantokator e
della Theothokos.
Il giorno seguente, allo spuntare
dell’alba, l’aperse e iniziò la lettura che, con gli anni, avrebbe trasformato
Pafnunzio in apa Pafnunzio.
Procedeva lenta la lettura. Le
parole, una dopo l’altra, gli entravano dagli occhi, fiorivano sulle labbra,
salivano alla mente, scendevano nel cuore, si tramutavano in vita.
Passarono mesi e mesi prima che egli
giungesse all’ultima pagina del quarto Vangelo: “Vi sono ancora molte altre
cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo
stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere”. Il
Vangelo terminava così, ma non la copia che apa Giovanni aveva trascritto;
rimanevano ancora altre pagine, lasciate in bianco. “Perché mai, si domandò il
giovane Pafnunzio, apa Giovanni avrà comprato, a caro prezzo, altri papiri per
poi lasciarli in bianco?”.
Con il trascorrere degli anni
Pafnunzio, ormai diventato apa, sorrideva ogni volta che giungeva al termine
del Vangelo di Giovanni: “Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù,
che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a
contenere i libri che si dovrebbero scrivere”. Ecco perché apa Giovanni aveva
lasciato vuote quelle ultime pagine, il Vangelo doveva rimanere aperto, non era
compiuto, bisognava continuare a scriverlo.
Sorrideva perché aveva compreso
l’enigma e al contempo si faceva sempre più inquieto. Apa Pafnunzio non aveva
né penna né inchiostro, ma anche se li avesse avuti non avrebbe saputo cosa
scrivere. Come poteva conoscere quali erano state le molte altre cose compiute
da Gesù? Come avrebbe potuto continuare a scrivere il Vangelo riempiendo quelle
pagine bianche?
Passavano gli anni e le parole,
lette, ruminate, pregate, vissute, gli si incidevano dentro in maniera sempre
più profonda, fino a fare nascere in lui la Parola.
Fu così che comprese: il Vangelo da
scrivere era quello che Cristo in lui continuava a vivere; le “molte altre cose
compiute da Gesù” che andavano raccontate erano quelle che ormai egli compiva,
o meglio, Gesù in lui.
Da allora ogni mattina apa Pafnunzio
si alzava con gioia per scrivere una nuova pagina di Vangelo.
Quando però giungeva a sera, immancabilmente
trovava che le pagine bianche del suo vangelo erano rimaste bianche. Fossero
almeno rimaste bianche! Più le guardava più le sembravano piene di sgorbi e di
macchie. Avrebbe voluto tutto azzerare.
Presto si rese conto di essere davvero
incapace di continuare a scrivere il Vangelo. La speranza che apa Giovanni aveva
riposto in lui si stava rivelando un’illusione; lo avrebbe deluso. Avrebbe
deluso lo stesso Signore, che aveva lasciato aperto il Vangelo proprio perché
egli lo portasse a compimento.
Apa Pafnunzio tuttavia, nonostante
gli evidenti fallimenti, non si scoraggiava: ogni mattina riprendeva ad alzarsi
con la gioia di poter scrivere una nuova pagina di Vangelo; il sole non sorgeva
forse per offrirgli questa possibilità?
Passarono gli anni e finalmente
comprese. Sulle pagine bianche del suo vangelo sarebbe stato scritto il libro
vivente della misericordia di Dio.
"... ogni mattina riprendeva ad alzarsi con la gioia di poter scrivere una nuova pagina di Vangelo; il sole non sorgeva forse per offrirgli questa possibilità?"
RispondiEliminaApa Pafnunzio, sei un genio!! Che sia la terapia giusta per la mia depressione mattutina?!?!
Oltretutto, proprio recentemente, alla GMG, papa Francesco invitava a riempire le pagine del Vangelo rimaste bianche...
Grazie! non c'è altro da dire. Ricomincio, certa che sui miei sgorbi e macchie si verserà la Divina Misericordia.
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