Siamo “sui passi di Gesù”. Ma i
primi passi Gesù li ha fatti grazie ai passi di Maria che lo portava in grembo.
Così anche noi abbiamo cominciato il nostro viaggio in Terra Santa sui passi di
Maria, che ha portato Gesù da santa Elisabetta e a Betlemme.
“Tutte le generazioni ti proclameranno beata”. Poteva esserci
giorno più adatto per andare a Ain Karem, dove Elisabetta rivolse queste parole
a Maria? Oggi celebriamo la festa di Maria Regina: le parole di profetiche di
Elisabetta si avverano in pienezza.
Assieme a Maria, anche la Scuola Abbà si è messa in viaggio
verso la montagna, raggiungendo in fretta la città di Giuda…
Nel momento in cui si compiva il più grande evento che la
storia avesse mai conosciuto (lo Spirito Santo era sceso su di lei, ed era
stava avvolta dalla potenza dell’Altissimo; l’Onnipotente e il Santo aveva
preso la sua carne; l’infinito Iddio si era rimpicciolito e si era fatto figlio
suo) sarebbe stato più che naturale per Maria fermarsi in raccolta
contemplazione. Ella invece non si ferma ma va, esce da sé per andare incontro
all’altra, mette da parte l’indicibile evento di cui è protagonista per entrare
nell’evento di Elisabetta. E si mosse “in fretta”, poiché l’amore non conosce
lentezze. “In fretta”, una parola che significa anche diligenza, premura,
entusiasmo. Non è con rammarico che Maria si dimentica di sé per volgere la sua
attenzione a Elisabetta, ma con gioiosa dedizione.
Ambrogio di Milano scrive che «si avviò in fretta verso la
montagna, non perché fosse incredula della profezia o incerta dell’annuncio o
dubitasse della prova, ma perché era lieta della promessa e desiderosa di
compiere devotamente un servizio, con lo slancio che le veniva dall’intima
gioia». Paolo VI, nell’enciclica Marialis
cultus, accoglie questa interpretazione quando scrive che la festa della
Visitazione «ricorda la beata vergine Maria, che porta in grembo il Figlio e si
reca da Elisabetta per porgerle l’aiuto della sua carità e per proclamare la
misericordia di Dio salvatore»
Anche noi come lei subito in piedi, con l’urgenza, la
sollecitudine, la premura di farci prossimi, di servire, di condividere la
Parola di Dio ricevuta e l’esperienza di fede che ne è nata.
Dopo la visita ai luoghi, abbiamo
tenuto la nostra consueta lezione, ispirati dai misteri di cui lì si fa
memoria.
Nel pomeriggio Betlemme.
Si entra attraverso la piccola porta detta dell'umiltà, costruita per ragioni storiche, ma che pone nell'atteggiamento più adatto per entrare, quell'abbassarsi che ricorda l'abbassarsi di Gesù.
Ed eccoci tutti alla grotta, nel più profondo silenzio: un momento di autentica contemplazione.
Si entra attraverso la piccola porta detta dell'umiltà, costruita per ragioni storiche, ma che pone nell'atteggiamento più adatto per entrare, quell'abbassarsi che ricorda l'abbassarsi di Gesù.
Ed eccoci tutti alla grotta, nel più profondo silenzio: un momento di autentica contemplazione.
San Girolamo
scelse bene il luogo dove abitare, insieme alle sante donne romane, Paola ed
Eustochio. Si ritirò nel luogo della Natività a partire dal 386 e si scavò una grotta proprio accanto a quella dove nacque Gesù. Avremmo voluto anche noi una grotta tutta per noi, per rimanere lì...
Gerolamo vi trascrisse la Bibbia in Vulgata su richiesta del papa Damaso, testimonianza di un amore appassionato per la Parola di Dio e per la Parola che a Betlemme si fece carne. «Ecco che in questo piccolo buco della terra – scrive – è nato il Creatore dei cieli; qui fu avvolto nei panni; qui fu visto dai pastori; qui fu indicato dalla stella; qui fu adorato dai Magi».
Non abbiamo potuto scavare una grotta... ci siamo contentati di raccoglierci nel chiostro per continuare la nostra meditazione sul mistero dell'Incarnazione.
Infine Betlemme ci ha donato due ore di incontro con una quarantina di cristiani di differenti Chiese, per uno scambio di esperienze sul dialogo e sull'unità.
Gerolamo vi trascrisse la Bibbia in Vulgata su richiesta del papa Damaso, testimonianza di un amore appassionato per la Parola di Dio e per la Parola che a Betlemme si fece carne. «Ecco che in questo piccolo buco della terra – scrive – è nato il Creatore dei cieli; qui fu avvolto nei panni; qui fu visto dai pastori; qui fu indicato dalla stella; qui fu adorato dai Magi».
Non abbiamo potuto scavare una grotta... ci siamo contentati di raccoglierci nel chiostro per continuare la nostra meditazione sul mistero dell'Incarnazione.
Infine Betlemme ci ha donato due ore di incontro con una quarantina di cristiani di differenti Chiese, per uno scambio di esperienze sul dialogo e sull'unità.
A me Betlemme ricorda l’esperienza di Padre Novo che, dopo essere stato in Terra Santa nel 1949, tornò a
Betlemme nel 1954, per insegnare fisica nel collegio per i ragazzi palestinesi.
L’invio in terra Santo fu per lui un grande distacco da Chiara e dai membri del
Movimento con i quali aveva costruito un profondo rapporto di comunione. Allora
il Movimento era presente soltanto in Italia. Gli sembrava che per lui fosse
tutto finito. Fu un periodo difficile fin quando – lo racconta lui stesso – «un
giorno, mentre celebravo al Presepio, come un lampo: “Chiara mi ha sempre
parlato di Gesù abbandonato. Che quanto sto vivendo non sia un aspetto di Gesù
abbandonato?”. Salgo in stanza e le scrivo: Oggi, celebrando al Presepio, penso
di aver capito che questa mia situazione possa essere un volto di quel Gesù
Abbandonato di cui tu hai tanto parlato… Dopo quattro o cinque giorni mi giunge
un espresso: “Roma, 16 ottobre 1954. Carissimo P. Novo, ho ricevuto la sua del
10 c. m. dove mi racconta della sua S. Messa a Betlemme e della sua nascita in
Gesù Abbandonato, “forse per prima volta”. Infatti è la prima volta che sento in un’altra anima un accento simile alla
mia. Veramente – oggi sono convinta – P. Novo è P. Novo: rinnovato dal lavacro della croce che per noi è Gesù
Abbandonato. E ne fui felicissima
come può immaginare. Ora non c’è che restarGli fedele fino alla morte. Così, io
credo, e solo così, è garantita la
santità per la nostra anima, e quindi la Gloria di Dio!
Come sono contenta! Ora, Padre, chissà come Gesù farà portare alla Sua anima tanti frutti! E Lei è più che mai unito con tutti noi, con me in particolare. (…) Così a Betlemme incomincia una seconda storia del Movimento: “Erano i tempi di pace, eppur tutto crollava nel cuore di P. Novo… Ma una stella (la luce di Gesù Abbandonato) venne ad illuminare a Betlemme la sua anima. Il Padre la seguì, ne fu illuminato e furono illuminati molti e là dove nacque Gesù 1954 anni fa, per opera dell’Ordine di Maria, nacque Gesù in mezzo e Betlemme tornò ad essere la culla…”».
Come sono contenta! Ora, Padre, chissà come Gesù farà portare alla Sua anima tanti frutti! E Lei è più che mai unito con tutti noi, con me in particolare. (…) Così a Betlemme incomincia una seconda storia del Movimento: “Erano i tempi di pace, eppur tutto crollava nel cuore di P. Novo… Ma una stella (la luce di Gesù Abbandonato) venne ad illuminare a Betlemme la sua anima. Il Padre la seguì, ne fu illuminato e furono illuminati molti e là dove nacque Gesù 1954 anni fa, per opera dell’Ordine di Maria, nacque Gesù in mezzo e Betlemme tornò ad essere la culla…”».
Grazie Padre Fabio per quello che comunicavi in questo blog!!! Tantissimi saluti dal focolare di Karachi: Marti Kurucz focolarina (ungherese)
RispondiEliminaGrazie Padre Fabio per queste pagine! Tanti saluti da Karachi!
RispondiEliminaBellissima testimonianza di Chiara con Padre Novo. Grazie Padre Fabio 1 Gino
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