Il titolo della Lettera che la
Congregazione della Dottrina della fede ha recentemente indirizzato ai vescovi
sul rapporto tra i doni gerarchici e carismatici porta un incipit – che dà il
titolo al documento – di grande effetto: Iuvenescit
Ecclesia. Una Chiesa sempre giovane e bella, o almeno capace di rinnovarsi
e di ringiovanire appena s’accorge d’essersi invecchiata. Chi ha la capacità di
fare giovane e bella è naturalmente lo Spirito Santo, come già affermava
sant’Ireneo di Lione: «La fede che abbiamo ricevuto dalla Chiesa, sotto
l’azione dello Spirito di Dio, come un deposito di grande valore, chiuso in un
vaso prezioso, continuamente ringiovanisce e fa ringiovanire anche il vaso che
la contiene» (Advesus Haereses, 3,
24, 1).
Come fa lo Spirito a ringiovanire
costantemente la Chiesa? La Lettera fa esplicito riferimento alla Costituzione Lumen gentium che al n. 4 afferma: «Lo Spirito introduce la Chiesa nella
pienezza della verità (cfr. Gv 16,13), la unifica nella comunione e nel
ministero, la provvede e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti (cfr. Ef
4,11-12; 1 Cor 12,4; Gal 5,22). Con la forza del Vangelo la fa ringiovanire, continuamente
la rinnova e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo». Lo Spirito
Santo mantiene dunque viva la Chiesa grazie ai continui doni che le elargisce.
Il documento della Congregazione per
la Dottrina della fede prende che la vita e missione della Chiesa sono animate
e promosse dall’opera dello Spirito Santo che rende presente a ogni tempo e a
ogni luogo l’evento di Gesù Cristo attraverso la sinergia dei «doni gerarchici»
che si esprimono – in virtù del sacramento dell’ordine – nel ministero dei
pastori, e dei «doni carismatici» che sono disseminati con larghezza e gratuità
nel popolo di Dio dallo Spirito del Signore. È una realtà di sempre, ma «solo
in epoca recente si è sviluppata una sistematica riflessione sui carismi» (n.
9). Precedentemente la riflessione ecclesiologica si arrestava sui doni
gerarchici, quasi che da soli garantissero la vitalità e il cammino della
Chiesa. Oggi, «grazie alla stessa vita della Chiesa, ai numerosi interventi del
Magistero e alla ricerca teologica» (n. 1), si è consapevoli che non solo «i
doni gerarchici» ma anche «gli autentici carismi vanno considerati come doni di
importanza irrinunciabile per la vita e la missione ecclesiale» (n. 9). «Benché
questi ultimi – si precisa – nelle loro forme storiche non siano mai garantiti
per sempre, la dimensione carismatica non può mai mancare alla vita e alla
missione della Chiesa» (n. 13).
Qui a Roveré, sui Monti Lessini,
questa realtà di Chiesa mantenuta viva dai carismi si vede. Siamo 65 religiosi,
espressione di 35 carismi. Tutte persone che da anni lavorano insieme per una
comunione vera a servizio della missione. Una bellissima testimonianza d’unità.
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