Sulla spianata delle moschee, dove una volta
sorgeva il tempio, il contrasto e le contese di questa terra appaiono più
stridenti che mai. È bastato un piccolo equivoco perché fossimo immediatamente
accompagnati all’uscita, con gentilezza e altrettanta determinazione. Gli
equilibri sono precari, le suscettibilità tese su un filo sottile.
Un’esperienza che ci
aiuta a percorrere meglio la Via
Dolorosa, con maggiore consapevolezza di quanto le nostre lacerazioni
lacerassero il cuore di Cristo nel suo cammino verso il Golgota con la croce
sulle spalle.
Prima di intraprendere
la via Crucis, la visita alla casa di sant’Anna e alla piscina probatica.
Giunti al Santo Sepolcro ci troviamo finalmente
nel cuore del mistero che ci accompagna lungo tutti questi giorni. Per entrare
nella piazza antistante passiamo attraverso le dimore poverissime degli
Abissini che, nella spartizione del luogo sacro tra le varie Chiesa, sono
rimasti esclusi, contentandosi, assieme agli Etiopi, di poveri cappelline che
si addossano alla grande basilica: è forse la più sincera testimonianza evangelica.
In paziente fila ci
incolonniamo per entrare nell’edicola
che sorge sul luogo della tomba di Gesù. È finalmente in restauro, dopo
trattative che durano da 70 anni! Si sarebbe potuto provvedere prima a quest’opera,
ma in disaccordo, suscitando così contese e rancori. È il miracolo di una convivenza
che testimonia comunque una certa vicinanza, di un paziente dialogo, di una
volontà d’unità.
Del tempo di Gesù,
dopo distruzioni su distruzioni, non rimane assolutamente niente. Rimane il luogo:
qui Gesù è stato sepolto, qui è risorto con il corpo, nella pienezza della sua
umanità e divinità, qui si è lasciato toccare da Maria di Magdala. Cos’altro
dire se non quel grido di fede di Tommaso: “Signore mio, Dio mio”? La fede in
una Persona viva, presente, che siamo chiamati ad accogliere in mezzo a noi, di
cui dobbiamo rendere testimonianza.
Saliamo poi sul Calvario. Quella roccia nuda parla
ancora. Come non ricordare, con la Scuola Abbà, quell’esperienza nota e
sempre commovente di Chiara quando venne come noi in Terra Santa?
«Entrammo; girammo qualche angolo della chiesa che non ricordo,
infilammo una scaletta stretta, stretta, lisa nel marmo dai milioni di pellegrini
che la salirono, e ci trovammo di fronte ad un altare. Un cicerone ci mostrò attraverso
un vetro, che custodiva una roccia, un buco, e disse : “In questo foro fu piantata
la croce”.
Inavvertitamente, senza dircelo,
ci trovammo tutti in ginocchio. Io, per conto mio, ebbi un momento di raccoglimento.
In quel foro fu piantata la croce… la
prima croce. Se non ci fosse stata questa prima croce la mia vita, la
vita di milioni di cristiani che seguono Gesù
portando la loro croce, i miei dolori, i dolori di milioni di cristiani, non avrebbero
avuto un nome, non avrebbe avuto un significato. Egli, che lì fu innalzato come
un malfattore, diede valore e ragione al mare di angoscia da cui è toccata e alle
volte sommersa l’umanità e, non di rado, ogni uomo.
Non dissi nulla a Gesù in quel momento. Aveva parlato quella
pietra forata. Solo aggiunsi, come un bambino estatico: “Qui, Gesù, voglio piantare
ancor una volta la mia croce, le nostre croci, le croci di quanti ti conoscono e
di quanti non ti conoscono”».
Tutta la Terra Santa
converge in questo luogo, come tutta la vita Gesù, secondo i Sinottici, non fu
che un cammino verso Gerusalemme; tutta la sua vita, secondo Giovanni, era
protesa a quell’“ora”. Un’unica basilica racchiude il luogo della morte e della
risurrezione, unico grande mistero che solo dà senso anche alla nostra vita.
Nel pomeriggio le
nostre strade si distinguono verso differenti mete, tra cui un incontro con gli
ebrei e la visita Yad Vashem. Assieme ad Alessandro e a Giovanna, andiamo
dalle Clarisse, per scoprire un
altro volto di Gerusalemme e della nostra Chiesa, quello orante e contemplativo.
Scopro che la nuova
abadessa mi conosce da quando era ancora ragazza in ricerca della sua strada. Tra
l’altro è anche lei una fan di padre Mario Borzaga! Le ore scorrono veloci
nella condivisione e nella gioia di riconoscerci fratelli e sorelle. Qui si conservano
anche importanti ricordi della prolungata presenza di Charles de Foucauld, di cui celebriamo il centenario della morte.
Proprio in questo monastero decise per una vita di clausura. Occorrerà fare
in modo che gli inediti custoditi in archivio vengano valorizzati, a cominciare
dai suoi disegni.
Un caro saluto alla scuola Abba in cammino sulle orme del Maestro.
RispondiEliminaAnnie che ha lasciato una parte di se in quei posti!
È indelebile la commozione provata nei brevi istanti passati a pregare nel Santo Sepolcro
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