E ora stanno i nostri piedi alle tue porte, Gerusalemme!”
Le parole del Salmo oggi si sono avverate
ancora una volta: siamo a Gerusalemme.
La prima lettura della liturgia di questa
domenica mostra l’arrivo delle genti a Gerusalemme. Vengono da Tarsis, Put,
Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, e viaggiano su cavalli, carri, portantine, muli,
dromedari.
Noi siamo arrivati a Gerusalemme dall’Irlanda, Inghilterra, Scozia, Stati Uniti, Francia, Germania, Ungheria, Siria, Italia e abbiamo viaggiato più velocemente, in aereo.
L’intento è lo stesso di cui parla sempre
Isaia nella lettura di essere: essere una “offerta al Signore” e “vedere la sua
gloria”.
Siamo partiti in 14 da Fiumicino e 7 da altri
aeroporti.
Alloggiamo dai Cappuccini, nella parte ebraica
della città, pronti per iniziare il nostro cammino sulle orme di Gesù.
È un ritorno alle origini, un ritorno al
Vangelo.
Siamo pieni di gioia:
“Che gioia quando mi dissero: Andiamo alla
casa del Signore!
E ora stanno i nostri piedi alle tue porte, Gerusalemme!”
Carissimo p. Fabio,
RispondiEliminastasera, quando già i vostri piedi avranno ormai varcato le porte di Gerusalemme, ho concluso quella lettura nutrientissima (da centellinare!) e letterariamente così piacevole che è stata in questo giorni di vacanza "Parlaci di Lui". Grazie per averlo scritto e per come lo hai scritto.
E grazie per il blog che mi permette di gustare - non solo in questi giorni di prezioso diario in Terra Santa - le perle "antiche e sempre nuove" che da scriba sapiente qusle sei tiri fuori anche per noi.
Ti lascio con quanto scrivi proprio alla conclusione di "Parlaci di Lui", a mo' di augurio per te e tutta la Scuola Abba in questi giorni speciali.
Un saluto a ciascuno,
Claudio Cianfaglioni
"Vorrei venire nella tua terra, almeno per un po', accarezzare con lo sguardo le colline di Galilea e vederle con i tuoi occhi, arrestare la barca nel mezzo del lago e fissare l'acqua e il cielo per sentire il tuo respiro, camminare sulle pietre che ti hanno visto passare e trovare una tua traccia tra le antiche rovine. Vorrei che i fiori e gli alberi e gli uccelli mi dicessero di te..." (F. Ciardi, "Parlaci di Lui. I racconti di Cafarnao", Città Nuova 2007, p. 92).