mercoledì 27 aprile 2016

Pane e Paradiso



Padre Deschâtelets benedice la prima pietra
Padre Gaetano Drago in primo piano
Lavorando in Archivio mi sono imbattuto casualmente su un diario che racconta la posa della prima pietra della casa generalizia degli Oblati qui a Roma.
Padre Gaetano Drago era andato a prenderla nientemeno che dalla facciata della chiesa della Missione ad Aix, là dove tutto ero iniziato.  
(Tra l'altro il 28 marzo è l'anniversario della sua morte, avvenuta nel 1973)
Per la posa della prima pietra padre Drago si indirizzo agli Oblati presenti e agli operai edili. Tra l’altro disse:

Amici cari, il 21 maggio 1861, 88 anni fa come oggi, rendeva la sua bell'anima al Creatore quel gran servo di Dio che fu il Fondatore dei Missionari Oblati di Maria Immacolata (…). Ai suoi figli lasciava come eredità spirituale e programma di vita di andare ai più poveri e abbandonati. Il suo gran cuore aveva abbracciato il mondò intero. Ed ora, i suoi figli, seguendo il suo esempio, si sono sparsi per tutta la terra per convertire gli infedeli a Dio, e dar loro norme e leggi del vivere civile. Voi li trovate nelle terre tropicali dell'Africa e dell'Asia; li trovate nelle terre polari, agli estremi confini della terra, dove il freddo scende fino a 50-60 gradi sotto zero, e vivono nelle casette di neve come gli Esquimesi, si vestono di pelli come loro, si cibano di carne cruda e di grasso per conservare le calorie indispensabili alla vita; e questo per convertire a Dio quei poveri esseri, di tutti i più poveri e abbandonati. (…)



Padre Drago parla agli operai
Ma io non voglio farvi il panegirico del Fondatore degli Oblati e dell'opera sua; non è questo il luogo e il tempo. Oggi vorrei piuttosto far l'elogio della bella fabbrica che state costruendo colle vostre mani e che si alza di giorno in giorno forte e bella. Dalla casa che voi state costruendo sarà governata la grande famiglia religiosa dei Missionari Oblati; questa casa sarà come il cervello di un grande organismo i cui membri si trovano sparsi per tutto il mondo, impegnati a tutte le opere di bene nei paesi cristiani, nei paesi infedeli. E voi, costruendo questa casa, cooperate in qualche modo al bene che vi si farà.
E non è forse una soddisfazione per lo spirito il collaborare anche materialmente a una opera di bene?
È forse la stessa cosa per voi il costruire una casa di giuoco e di divertimenti destinate a persone degenerate dal vizio e che vivono al margine della società senza occuparsi di essa, o il costruire una scuola per i vostri bambini, un ospedale per i vostri ammalati, una chiesa dove l'anima stanca dalla lotta giornaliera ritrova la calma e le forze nel Signore che l'ha creato e la sostiene?
Dirà qualcuno: a me poco importa la destinazione della casa ch'io costruisco, purché lavori e guadagni.
Ma nessuno di voi mi negherà che lo spirito ha più soddisfazione quando il lavoro compiuto è per il pubblico. E non ricordate l'entusiasmo dei nostri antichi padri quando popolazioni intere, in una gara meravigliosa di generosità e di fede lavorarono insieme alla costruzione delle meravigliose cattedrali, insuperate nella loro bellezza appunto perché sono un prodotto dello spirito?
Non è forse vero che un ideale spinge l'anima nostra ai voli più alti?
E l'ideale ci vuole. Il negare i valori dello spirito sarebbe il volere equiparare l'uomo al bruto, che non ha latro scopo nella vita che quello di nutrirsi.
Dottrine assurde e insane quelle di coloro che negano i valori dello spirito e livellano l'uomo alla beata.

San Francesco, andando in giro, s'imbatté un giorno in un muratore.
-    Dio vi aiuti, compare, che cosa fate?
-    Sto murando, non vedete?
-    E perché murate?
-    Per guadagnarmi il pane.
-    Solo per questo?
-    E anche un po' di vino: ci vuole!
-    E solo per questo?
-    Ho famiglia e se non lavoro i figli non mangiano.
-    E solo per questo voi lavorate?
-    Messere, vedo che avete tempo da perdere, ma io ho il mio lavoro.
-    Fratello mio carissimo, gli disse allora S. Francesco con immensa dolcezza, voi bruciate al sole, vi pestate le mani, fate vita molto grama solo per questa povera vita materiale. Non pensate che con lo stesso lavoro potete guadagnarvi il paradiso, oltre che il pane, solo che voi lo facciate per amor di Dio. E dunque lavorate per amor di Dio e avrete pane e paradiso.
E andandosene, si voltò indietro e lo salutò dicendo: Ricordate, pane e paradiso.
Anche noi, carissimi operai, faremo lo stesso augurio per voi: Pane e Paradiso!

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