Mi è capitato casualmente tra mano
un libro tradotto e pubblicato 40 anni fa da Città Nuova: Inunuak, una vita per gli eschimesi, di Roger Buillard. È la
biografia di uno dei missionari nel Nord Ovest canadese, Pierre Fallaize. L’ho
letto d’un fiato.
Sette anni con gli indiani, poi
sette come nomade con gli eschimesi, mangiando come loro, patendo la fame come
loro, con sulle spalle tutti i suoi averi, percorrendo migliaia di chilometri a
caccia e pesca, vivendo negli iglù e sotto le tende, desidero, emarginato,
minacciato costantemente di morte. Poi finalmente la fondazione di una missione
residenziale a Coppermine, la nomina a vescovo, il ritiro in Francia per la progressiva
cecità e sordità dovute alle fatiche disumane e agli stenti. Venti anni in
confessionale a Lisieux, accogliendo i pellegrini che visitano la tomba di
santa Teresina. Quando la sordità arriva al punto che non gli consente più di
ascoltare le confessioni, torna a morire tra la sua gente, gli indiani e gli
eschimesi del nord Canada.
Una vita incredibile da parere un
romanzo e invece verissima. Soprattutto gli anni passati con gli eschimesi sono
di una atrocità spaventosa.
Gli Oblati hanno impiegato 60 anni
per cogliere le prime conversione tra gli eschimesi. Padre Grollier arrivò per
primo al circolo polare nel 1860 e vi morì senza vedere niente. Nel 1862 lo
sostituisce padre Seguin: “Inconvertibili”. Poi padre Petitot nel 1862: “Parto
spezzato”. Nel 1872 i padri Clut e Lecorre. Nel 1891 tocca a padre Lefèvre: “Impossibile
addomesticarli”. Siamo al 1911 quando arrivano i padri Rouvière e Le Roux. Due
anni dopo sono trucidati, primi martiri del Polo. È la volta del padre
Frapsauce. Dopo tre anni, nel 1920, il nostro padre Pierre Fallaize viene
mandato in suo aiuto. Il 2 agosto 1920
scrive:
In viaggio verso la nuova missione degli
Eschimesi del grande Lago degli Orsi. […] Dopo l’uccisione, da parte degli
Eschimesi, dei nostri rimpianti padri Rouvière e LeRoux, Mons. Breynat ha visto
in questa prova non un fallimento ma la certezza del successo, perché il sangue
dei martiri è seme di cristiani. Per questo ha deciso di riprendere
immediatamente l’opera designando me e p. Frapsauce. […]
Sono partito dalla missione di Résolution in
compagnia di un piccolo Eschimese di una quindicina d’anni […]. Abbiamo
incontrato anche cinque Eschimesi con i quali viaggiamo insieme. Tra di loro
anche il più mite tra gli assassini dei nostri padri. È venuto a darmi la mano,
che ho stretto con sentimenti un po’ contrastanti. […] È stato rilasciato dopo
due anni di prigionia. Per vendicarci, cercheremo di salvare la sua anima.
Padre Pierre sulla tomba dei padri Rouvière e Le Roux |
Compie un viaggio di 600 chilometri in
due mesi in condizioni difficilissime. Quando giunge finalmente dalla baracca
di padre Frapsauce nessuno ad attenderlo. Segue le traccia della slitta che
conduce dove il ghiaccio è visibilmente rotto e ha inghiottito cani, slitta e missionario…
Padre Pierre deve ricominciare tutto
e da solo. Chi li ferma questi missionari intrepidi, chi li scoraggia? Epopee d’altri
tempi…
Il 1° gennaio 1921 scrive al Superiore generale:
Dal paese senza sole vi invio il mio augurio di
un nuovo, felice, santo anno. I nostri saluti non hanno subìto minimamente
l’influsso dell’ambiente dove tutto è ghiacciato; al contrario, i nostri cuori
– che hanno bisogno di produrre un ingente sovrappiù di calore fisico per
resistere alle temperature estreme, e un calore spirituale per avvolgere con la
carità gli Eschimesi che incontriamo – possono donarvi soltanto caldi e ardenti
voti.
Vorremmo potervi offrire un mazzo di fiori in
occasione del primo giorno dell’anno. Ma i fiori non possono assolutamente
sbocciano a 66 gradi Fahrenheit sotto zero. Inoltre il suolo che abitiamo è
interamente roccioso.
Tuttavia in questa parte e arida e fredda del
campo del Padre di famiglia, irrigato dal sudore e dal sangue dei nostri
martiri, la buona semente è germogliata, è cresciuta e fiorita. Sono appena
arrivato in tempo per cogliere e offrirci i primi fiori artici. […]
La mia parrocchia eschimese conta attualmente
sei fedeli; ne ho battezzati cinque a Natale. Spero di raddoppiare il numero
prima della primavera […].
Sono passati esattamente 60 anni da
quando padre Grollier aveva raggiunto il Circolo Polare Artico.
Il segreto? Forse è nascosto nelle parole
dell’ormai anziano, cieco e sordo, mons. Pierre Fallaize:
Essere
un santo, è il solo modo di arrivare alla anime, è il più facile.
Il
religiosi e il missionari non posso fare del bene alle anime se non nella
misura in cui la loro unione con Cristo si è realizzata! Le nostre fatiche sono
nulla e i nostri successi ancor meno, se prima di tutto non siamo uomini di
Dio.
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