La festa dell’Annunciazione riporta
alla memoria Nazareth. Come non ricordare la piccola casa di Maria, appena una
grotta, inglobata nella grande basilica? Lì, nel suo grembo, il Verbo si fece
carne.
Celebrare la festa dell’annunciazione
ad Aix mi fa sentire nella Nazareth dei Missionari Oblati; anche qui il Verbo
si è fatto carne nel cuore di sant’Eugenio.
Se i carismi sono Vangelo che si fa
storia, la Vergine Maria è la carismatica per eccellenza: in lei la Parola
prende carne, si fa uomo, si fa storia. L’annuncio dell’angelo è per lei un intervento
del tutto inatteso. Perché Dio l’ha scelta tra tutte le figlie di Israele?
Perché lo Spirito creatore scende proprio su di lei e l’Altissimo l’adombra con
la nube della sua presenza? Per puro dono, per pura grazia. Non c’è un perché
all’amore.
Qualcosa di analogo avviene per sant’Eugenio
de Mazenod. Si sente mosso da “una forte spinta che viene da fuori di me”, da
una chiamata a cui non può non rispondere. È lo Spirito che gli fa udire un “verbo
di Dio”: “Lo Spirito mi ha mandato ad annunciare il vangelo….”. Quella parola
di fa carne in lui.
Come Maria, accogliendo la Parola,
diventa Madre di Gesù e Madre della Chiesa, così sant’Eugenio diventa padre di
una famiglia religiosa che incarna Gesù Salvatore.
Siamo una sessantina di Oblati qui
ad Aix a celebrare i duecento anni della Parola che qui, ancora una volta, si è
fatta carne. Non si tratta soltanto di una “celebrazione” del passato: Dio
continua a chiamarci, ad attendere il nostro sì, perché Gesù continui a farsi
carne in noi e tra di noi per poter continuare a parlare e operare nel mondo di
oggi.
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