Dopo ogni notte un’alba di luce. Dopo ogni prova riappare il Signore.
Fu così anche in quel primo mattino, sul mare di Tiberiade.
È la terza volta che Gesù risorto appare e ancora non lo riconoscono. Ma anche
quando camminava per le strade di Galilea e parlava alle folle e compiva
miracoli chi lo riconosceva? Lo vedevano, lo sentivano, ma capivano chi era
veramente? La sua divinità era nascosta nella sua umanità.
Adesso che è risorto è lo stesso. È presente e si nasconde.
Occorrono gli occhi dell’amore, quelli di Maria di Magdala, quelli del
discepolo amato, per riconoscerlo. Occorre soprattutto l’ascolto attento della sua
voce. Maria lo riconobbe quando la chiamò per nome. A Cleopa e al suo compagno
s’accese il cuore quando parlò delle Scritture. Il discepolo amato lo riconobbe
dopo che ebbe obbedito alla tua parola: “Gettate la rete”.
Un comando assurdo. Pescatori esperti, i discepoli sapevano che
non era più il tempo e il luogo propizio per la pesca. Eppure si lasciarono
guidare dalle sue parole, con docilità e fiducia. Ed ecco il miracolo; non
quello dei pesci, ma quello del riconoscimento: “È il Signore!”.
Per riconoscere Gesù occorre ascoltare la sua voce e obbedirgli. Allora
potremo accorgerci della sua presenza silenziosa e discreta accanto a noi.
C’è,
veramente, anche quando non lo vediamo,non lo sentiamo. C’è con
il suo amore premuroso che sa dei nostri fallimenti, delle reti vuote, del vano
lavorare.
C’è con il cibo già pronto per quegli uomini che hanno lavorato
tutta la notte e sono stanchi e affamati. L’ha preparato, sulla brace, segno
d’un amore infinito, da Dio, che sa farsi attento e concreto nella semplicità
del quotidiano.
Continua ad aver cura di noi, in ogni nostra più piccola esigenza, con
la premura di un padre, di una madre.
Così ogni domenica, in ogni Eucaristia. Così in ogni istante della
nostra giornata.
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