Continuo a
leggere i pensieri di Jan Tillemans, l’Oblato artista delle vetrate della basilica di
Trois Rivères.
- La vetrata è diversa da un quadro, da una pittura che ha
profondità, prospettiva. Non è un ornamento che si può colloca dappertutto...
No, la vetrata è un arte architettonica. Fa parte della parete, la continua. È come
un tappeto appeso. Una parete a mosaico. Le vetrate devono far cantare le
pareti. L’uso dei colori è ritmo, canto. Si tratta solo di colori. Volti, mani,
vestiti, tutto ha bisogno di integrarsi nell’insieme. Se ho bisogno di rosso,
farò una testa rossa, se il ritmo domanda il verde, farò la testa verde.
Bisogna guardare le vetrate a distanza. Vedere l’insieme, la composizione, come
un mosaico di colori, un ritmo continuo.
- Il vetro è un materiale "mistico". La vetrata
è il colore illuminato dal sole, il grande luminare di Dio. Noi, maestri
vetrai, noi siamo i "pittori della luce".
- Nell’arte, niente è facile. Dobbiamo tentare e
ritentare. Provate mille e una volta per arrivare a qualcosa… Basta lavorare
come artigiano. Se hai raggiunto l'arte, tanto meglio bene, hai avuto fortuna.
Si tratta di una sorta di grazia.
- Sono ispirato soprattutto dalla Bibbia. Perché la
parola di Dio è inesauribile. Se viene presentata con amore e sincerità, mi
dico che sarà sempre nuovo e che piacerà alle persone.
- La vetrata dovrebbe riflettere la verità del cielo, per
così dire. Evoca il mondo dell'aldilà. In fondo, il maestro vetraio vuole attirare
il cielo nella sua vetrata. Una vetrata è una finestra sul cielo.
- Una vetrata la si guarda, non la si spiega... Ognuno la
contempla secondo la sua sensibilità.
(Una volta,
per spiegare una sua opera a qualcuno che gliene chiedeva il significato, si
pose al piano e prese a suonare. Poi disse: “Hai capito? Te l’ho appena
spiegato”)
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