Quando l’aereo spicca il volo l’aurora ha appena iniziato a
dipingere di fuoco e d’oro la sottile linea dell’orizzonte. Appare il
Mediterraneo coperto da un sottile e uniforme velo di nubi di un tenero rosa.
Inizia l’ennesimo volo verso il Canada, a 35 anni dal primo, indimenticabile,
compiuto assieme a padre Bonaventura.
Da poche ore ho terminato il congresso della Scuola Abbà che
mi ha spaziato sul mondo intero, per l’internazionalità dei partecipanti,
venuti dai cinque continenti e mi ha immerso nel cielo, per i suoi contenuti di
luce.
Ed ora, sospeso da terra, mi trovo nel luogo ideale per stendere
l’articolo “Consacrazione” per il Dizionario di Mistica diretto da Luigi
Borriello.
Ma cos’è sacro e cos’è
profano, dopo che Dio è venuto in terra frantumando ogni tipo di barriera? La
morte di Gesù, il più sacro dei sacrifici, si compì in terra sconsacrata, in
modo irrituale, anzi infamante. Non vi è più luogo profano. Gesù ha tutto
santificato. Il velo del tempio si squarcia e il Santo dei Santi invade
l’universo intero rendendo tutto santo. Se Dio si è fatto l’Emmanuele, cosa può
restare fuori di lui? Il suo corpo, a partire dalla risurrezione, è l’unica via
per l’incontro con Dio, il cielo aperto che comunica incessantemente con gli
uomini. L’unica terra profana, non raggiunta dal divino, rimane il peccato. Per
il resto, in Gesù, il Santo sceso sulla terra, tutto è chiamato a partecipare
della sua santità. Egli ha tutto assunto per tutto santificare: “Per essi
santifico me stesso”. Il suo Spirito, donato dal suo costato aperto, pervade
l’universo e tutto santifica.
Intanto il paesaggio è cambiato. Il telo di nubi rosato ha
lasciato il posto ad uno strato uniforme più in basso, quasi adagiato sul mare,
non ancora raggiunto dal sole, freddo come una banchisa di ghiaccio. Fin quando
emergono le vette innevate delle Alpi, appena inondate dai primi raggi di luce.
Il Monte Bianco rosseggia regale.
La santificazione
rimane un processo, per la cui piena attuazione Gesù stesso prega il Padre:
«Consacrali nella verità». Di qui il permanere di segni della santificazione,
espressi in momenti e luoghi particolari, primi tra tutti i sacramenti. Essi
richiamano la santità di Dio e l’appello ad essere da lui santificati.
La consacrazione, in
definitiva, indica l’essere messi direttamente in relazione con Dio, grazie
all’assimilazione al Corpo di Cristo; essere resi partecipi della sua vita di
santità, grazie all’accoglienza e alla guida dello Spirito di Santità; entrare
nella sua intimità relazione, seguendo Gesù nel suo cammino verso il Padre.
L’idea di consacrazione mette dunque primariamente in luce l’iniziativa e
l’azione di Dio: non è la persona che si consacra mettendo qualcosa o se stesso
da parte per Dio, ma è Dio stesso che introduce nel proprio mondo cose e
persone, rendendole partecipi di sé. Se in una concezione dualistica del mondo,
espressa con categorie di sacro-profano, bene-male, luce-tenebre, comune a
tante culture religiose, la consacrazione è vista soprattutto nell’aspetto
negativo di separazione e rottura, nella concezione cristiana essa va
considerata soprattutto nell’aspetto positivo di comunione intima con il Santo.
Essa presuppone la risposta dell’uomo come accoglienza attiva dell’iniziativa
di Dio e come affidamento fiducioso e senza riserve, sotto l’impulso della
grazia.
In basso le nubi si sono trasformate in un mare in tempesta,
per poi lasciare intravedere le periferie di Parigi e infine la città che si
addensa gradatamente fino a compattarsi attorno alla Senna. La torre Eiffel
appare come un fuscellino ai bordi del grande fiume.
A fine mattinata il balzo transoceanico. Vado avanti con la
consacrazione, soffermandomi su quella più propriamente religiosa...
Quando atterriamo a Montreal il mio orologio segna le 19.30,
ma qui sono ancora le 13.30. Ho camminato alla velocità del sole, oppure si
sono avverate le parole di Giosué: “Fermati, o sole”!
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