Sono quasi 350 le vetrate incastonate sulla grande piramide
della basilica di Notre-Dame de la Madeleine. Ogni giorno mi sono fermato ad
ammirarle, con calma, una per una. Sono nate per avviare alla contemplazione: “Una
vetrata è una finestra sul cielo, evoca il mondo dell’aldilà. Lo stesso vetro
della vetrata è una materia mistica che riveste tutte le sfumature e le tutte
le tonalità seguendo il grado o l’angolazione della luminosità della luce”.
Sono parole di p. Jan Tillemans, l’Oblato che ha dedicato otto anni al
compimento di questa straordinaria opera d’arte.
Arrivò al Cap nel 1956 e vi rimase un anno a studiare l’architettura
della chiesa, le variazioni di luce del cielo nel volgere delle stagioni, ad abbozzare
disegni… Poi tornò in Olanda dove lavorò a lungo in uno dei più importanti
atelier, facendo arrivare le lastre di vetro dalla Cecoslovacchia e dalla
Germania.
E da contemplare c’è davvero tanto: storie della Bibbia, di Maria,
del Canada e del santuario, santi e virtù, angeli e rosario… Vi ho passato
delle ore a contemplare. “Le vetrate – diceva p. Jan – devono far cantare i
muri. L’impiego dei colori è ritmo, canto. Occorre guardare le vetrate a
distanza come una musica di colori. È tutto questione di colori: volti, mani,
vesti, tutto deve integrarsi nell’insieme. Siamo pittori della luce”.
Era consapevole di aver lasciato un’opera che sarebbe
rimasta: “Se, almeno una volta nella vita, si arriva a fare qualcosa che vale
veramente la pena, allora non si vissuto
invano”.
Nessun commento:
Posta un commento