Il cielo grigio a neve ha lasciato il posto ad un sole
splendente che esalta i colori autunnale. Riprendo la strada verso Québec e non
posso non continuare ad ammirare i boschi dalle tinte intense. Dicono che siano
l’accorciarsi delle giornate che fa diminuire la sintesi clorofilliana facendo
diminuire il verde, dando così alle foglie la possibilità di fare emergere il
giallo, l’ocra, il rosso, il bordò. Ma io so per certo che la motivazione è
molto più poetica: è la natura che, prima di morire nell’inverno, compie il
estremo atto d’amore sprigionando la sua infinita bellezza in un grido di gioia
al creatore, di cui rendono partecipe l’umanità intera.
Giunti a Québec basta prendere Viale degli Oblati e a destra
via de Mazenod: sono arrivato alla casa più antica degli Oblati in città. Vi
giunsero nel 1853. Erano già presenti in diocesi da una decina d’anni. Adesso
veniva affidato loro il nuovo quartiere operaio, San Salvatore, che, pochi anni
dopo, su annesso alla città di Québec e che ora si trova proprio al centro. La
chiesa che essi costruirono è una delle maggiori opere della città ed è stata,
per un secolo, uno dei centri più vivi di apostolato, attività sociali,
iniziative d’ogni genere, sempre all’avanguardia nel campo ecclesiale. Vi
lavoravano una ventina di Oblati, alcuni dei quali sono ricordati nei nomi
delle strade del quartiere. Nel parco vicino alla chiesa campeggia la statua
del primo di loro, padre Flaviano Durocher.
Le associazioni e i gruppi erano una trentina, tra i quali primeggiava l’azione cattolica operaia, uno dei fiori all’occhiello degli Oblati qui come a Montréal e a Hull. Tutte le loro parrocchie erano nei quartieri operai e gli operai erano la grande forza cattolica.
I migliori artisti dell’epoca hanno
disegnato la chiesa, il campanile e vi hanno dipinto quadri e affreschi.
Nell’abside campeggia il Sacro Cuore, il cui culto era particolarmente caro
agli Oblati, che già a Ottawa avevano costruito una chiesa a lui dedicata.
L’apostolo del Sacro Cuore, qui a Québec, è stato soprattutto p. Lelièvre, ormai
sulla via della beatificazione.
Glorie del passato. Adesso la comunità è composta da Oblati
molto anziani. Il parroco è un sacerdote diocesano, che pure vive con gli
Oblati, ed ha affidate altre due parrocchie.
La situazione degli Oblati rispecchia quella della Chiesa
canadese. Ne ho una conferma questa mattina, quando per la prima volta entro
nella storica chiesa. Molto didascalica e teatrale nelle immagini e nella
scenografia. Naturalmente è monumento nazionale. Entro per l’unica messa della
domenica. Una volta era affollata. Si riempivano anche i banchi delle gallerie
superiori. Adesso appena sessanta persone, una coppia con due bambini, tre
adulti di colore e per il resto persone anziane. E siamo in un grande quartiere
cittadino. Tempi duri per la Chiesa canadese.
Mi è venuto spontaneo pensare alla domenica passata a Bissau,
quando ad ogni ora passavano – per la chiesa che non c’era, ossia all’aperto – centinaia
e centinaia di cristiani per la messa, mentre i duemila catecumeni, radunati a
gruppi sotto gli alberi seguivano le lezione della dottrina.
La natura di questi giorni mi sembra la parabola della
Chiesa. Qui siamo in autunno e presto le foglie cadranno tutte e sarà inverno.
Contemporaneamente nell’emisfero Sud c’è la primavera e s’appresta un’estate
piena di frutti. Anche la Chiesa vive le leggi della natura.
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