Apa Pafnunzio e la contraddizione dell’apostolo Paolo
Jan Tillmans, OMI, Trois Rivières |
Era giunto all’apex della Lettera ai Romani: “Chi mai potrà
separarci dall’amore di Cristo?”. Lungo la giornata continuava a ripetere
l’interrogativo vibrante e sentiva crescere in sé l’amore di Gesù e avvampare la
stessa passione che aveva acceso il cuore dell’Apostolo. L’enumerazione di
quanto invano avrebbe potuto tentare di separare da Cristo era ben dettagliata
nella Lettera: la tribolazione,
l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada,
la morte, la vita, gli angeli, i principati, il
presente, l’avvenire, le potenze, l’altezza, la profondità… Non v’era creatura alcuna o circostanza particolare che mai
avrebbe potuto separarlo dall'amore di Dio, manifestato in Cristo Gesù.
Apa Pafnunzio,
guardandosi attorno e ripensando alla vita nel deserto, si compiacque nell’aggiungere
altri possibili impedimenti alla lista già ampia dell’Apostolo e ulteriori circostanze
ancora che si sarebbero potute interporre tra lui e Cristo. Nessuna barriera
gli sembrava così alta e resistente da opporsi alla forza possente dell’amore di Cristo e alla passione
che tale amore aveva acceso nel suo cuore, nessun nemico gli si presentava
talmente ardito da riuscire a strapparlo dalla forza conquistatrice di Cristo.
A notte, ripeteva ancora: “Chi mai potrà separarci dall’amore di
Cristo?”. S’addormento con questa certezza in cuore.
Quando al mattino
seguente riprese la lettura della Lettera paolina, rimase sconcertato. Come mai
l’Apostolo, che appena prima s’era detto incapace di venir separato dall’amore
di Cristo, si contraddiceva in maniera così palese dichiarandosi pronto a
separarsi da Cristo? Se niente e nessuno poteva separarlo, perché adesso lui
stesso se ne separava? Apa Pfnunzio lesse e rilesse il contesto. Era chiaro.
Davanti ai fratelli d’Israele senza Cristo, Paolo era disposto a lasciare
Cristo per farsi senza Cristo, “uno” con loro e come loro: ebreo con gli ebrei,
così come era disposto a farsi greco con i greci. Da dove gli veniva la forza e
l’audacia per abbandonare Cristo? L’amore lo spingeva, proprio l’amore di
Cristo, quel legame stretto con Lui, che con Lui l’aveva reso una sola cosa:
“Il mio vivere è Cristo”. Condivideva i suoi stessi sentimenti, di Lui che non
si tenne stretta la sua divinità, ma ne spogliò per farsi senza Dio con noi che
tali eravamo, per farsi peccato con noi peccatori. Mosso dallo stesso amore, Paolo
ripercorreva lo stesso cammino del suo Signore. Non solo: dimentico di sé e del
proprio dono, metteva il luce il positivo del popolo d’Israele, fino ad
elencare ben nove doni da esso posseduti.
Apa Pafnunzio
s’affretto ad andare incontro ai carovanieri che stavano accampandosi nei
pressi della sua cella. Poiché niente più lo separava dall’amore di Cristo, se
ne separò per entrare nudo e povero nella vita di quegli uomini di fatica. Solo
così avrebbe potuto accoglierli e far emergere da quei cuori duri i doni che
Dio vi aveva deposto. Ne sarebbe scaturita una luce nascosta, che lui stesso avrebbe
accolto con gioia, lasciandosi illuminare da loro. Solo allora avrebbe potuto
far emergere anche dal suo cuore il tesoro nascosto e condividerlo.