Forse non abbiamo mai letto il Protovangelo di Giacomo, nel quale si
narra della presentazione di Maria al tempio.
[7, 2] Quando la bambina compì i tre anni, Gioacchino disse: “Chiamate le
figlie senza macchia degli Ebrei: ognuna prenda una fiaccola accesa e la tenga
accesa affinché la bambina non si volti indietro e il suo cuore non sia
attratto fuori del tempio del Signore”. Quelle fecero così fino a che furono
salite nel tempio del Signore. Il sacerdote l’accolse e, baciatala, la
benedisse esclamando: “Il Signore ha magnificato il tuo nome in tutte le
generazioni. Nell’ultimo giorno, il Signore manifesterà in te ai figli di
Israele la sua redenzione”. [3] La fece poi sedere sul terzo gradino dell’altare,
e il Signore Iddio la rivestì di grazia; ed ella danzò con i suoi piedi e tutta
la casa di Israele prese a volerle bene. [8, 1] I suoi genitori scesero
ammirati e lodarono il Padrone Iddio perché la bambina non s’era voltata
indietro. Maria era allevata nel tempio del Signore come una colomba, e
riceveva il vitto per mano di un angelo.
Chissà come sono andate le cose. In ogni caso è una bella leggenda che dice
come Maria, fin da piccolina si era data tutta a Dio.
Quando pensiamo alla “consacrazione” il pensiero va spontaneo a Maria,
tutta intenta nelle cose di Dio, inabitata dallo Spirito, raccolta a custodire
e meditare le Parola del Figlio suo. Non a caso questa giornata è dedicata alla
vita contemplativa.
In questi ultimi decenni il tema
della consacrazione si è radicalizzato sempre più, fino a farne la cifra
identificativa della vita detta appunto “consacrata”. Per l’esortazione apostolica Redemptoris donum essa è addirittura «una nuova consacrazione» che costituisce «una nuova vita
per Dio in Cristo Gesù» (n. 7). Cosa
significa, come afferma Perfectae caritatis, che essa è «un'espressione
più perfetta» della consacrazione battesimale (n. 5)? Può esserci una
consacrazione più perfetta di quella battesimale?
Forse si vuole semplicemente indicare
che si tratta di una presa di coscienza sempre più profonda della nostra totale
dipendenza da Dio, di rispondere ai suoi continui appelli, della scelta di
essere pienamente conseguenti con la realtà del nostro battesimo. Così sembra
indicare la stessa Redemptoris donum: la consacrazione è «nuova mediante
la consapevolezza e la scelta; nuova mediante l'amore e la vocazione; nuova
mediante l'incessante “conversione”». La consacrazione è dunque un processo di
crescita, una decisione che si rinnova di giorno in giorno, un rapporto che matura
lungo tutta la vita, un dialogo con Dio che chiama e che si fa «risposta d'amore: amore di donazione» (Redemptoris
donum 8).
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