Cinquant’anni fa Chiara Lubich si incontrò in udienza
personale con Paolo VI. “La grazia del vicario di Cristo – raccontò poi Chiara
– aleggiava in quello studio, che per me era come un’anticamera del paradiso.
Quanta sapienza, quanta apertura, che cuore largo! Rappresentavo e portavo
un’Opera nuova, nata nella chiesa, con novità sia nella sua spiritualità, sia
nella sua struttura. Ma lì non c’erano difficoltà. Era veramente come trovarsi
davanti a Gesù, a quel Gesù che ci aveva suggerito, anno dopo anno, l’anima e
il corpo di quest’Opera. L’ha colpito l’aspetto ecumenico del Movimento. Ne ho
scorto sul suo volto tutto l’interesse. Alla fine mi ha detto: come lei ha
aperto un dialogo con i cristiani non cattolici, così faccia con chi non ha
fede”. Il papa le aveva scritto in seguito alcune lettere. Chiara le ha
conservate con particolare affetto: “Considero un luogo sacro il mio studio a
Rocca di Papa proprio per questo: le sue pareti portano incorniciate otto
lettere autografiche del papa. È un’ennesima testimonianza del suo amore
particolare per ogni singola persona”.
Oggi, quasi a ricordo di quel primo incontro, sono iniziate
le Giornate di studio promosse dall’Istituto Paolo VI Brescia) e dal Centro
Chiara Lubich (Rocca di Papa) su Paolo VI e Chiara Lubich, dal titolo: “La
profezia di una Chiesa che si fa dialogo”. Il primo intervento di Andrea
Riccardi, sulla nascita dei movimenti ecclesiali nella Chiesa italiana del
Novecento, ha tracciato un mirabile quadro storico. Altri interventi si sono
susseguiti scandagliando vari aspetti del dialogo e del rapporto tra queste due
grandi figure del Novecento. Particolarmente interessanti il comune lavoro per la
Chiesa dell’Est europeo e con il Patriarcato di Costantinopoli. La relazione di
Lucia Abignente sui rapporti tra Paolo VI e Chiara hanno aperti scenari
completamente inediti. Fra l’altro abbiamo appreso che i primi incontri tra i
due risalgono ai primi degli anni 50, quando Montini era Sostituto in Vaticano.
Allora Chiara diceva: “Sentivo in lui l’amore della Chiesa per noi”.
Due carismi si sono incontrati, si sono riconosciuti e hanno
lavorato insieme per l’avvento del Regno di Dio. Chiara ha messo in luce il
carisma petrino e il papa ha messo in luce il carisma di Chiara. Al termine
dell’udienza del 2 marzo 1975 con i giovani del Movimento (c’ero anch’io… è
proprio il caso di dirlo), il papa commentò: “Una commovente bellezza. Nasce un
mondo nuovo, il mondo cristiano della fede e della carità”.
Nessun commento:
Posta un commento