Il ritiro degli Oblati a Sacrofano è terminato con lo
sguardo alla morte! Tutto il contrario di quanto si faceva un tempo, quando si
cominciava proprio con il pensiero della morte. Esso serviva a mettere un
salutare timore, a pentirsi dei propri peccati, a fare una buona confessione: soltanto
allora poteva iniziare davvero il ritiro. Erano saggi, una volta.
La scelta parlare della morte alla fine è dovuta al tema del
ritiro: i luoghi di Dio, ossia dove Dio ci attende al varco, dove possiamo
incontrarlo. E ne abbiamo visti tanti. Ma a volte possiamo facilmente eluderli
ed evitare l’incontro con Dio. Ma c’è un appuntamento a cui non ci si può
assolutamente sottrarre, l’ultimo, il più importante. È proprio l’appuntamento
con la morte, “dalla quale nessuno omo vivente po’ scappare”. È l’incontro
decisivo che, sperando nella infinita divina misericordia, ci introdurrà nel
luogo definitivo, il seno del Padre. È questo finalmente il “luogo di Dio” per eccellenza,
quello verso il quale siamo incamminati.
Dovrebbe esserci sempre presente come la meta. È la meta che
dà senso ad ogni viaggio. A secondo di quella che sarà la destinazione finale mi
attrezzo in un modo o in un altro: quando vado nell’Africa equatoriale mi
equipaggio diversamente da quando vado nel nord Canada. Inoltre se ho chiara la
meta so in che direzione andare, altrimenti il mio cammino si trasforma in un
girovagare senza né capo né coda.
Vale la pena pensare spesso al Paradiso, abituarci a
conversare con quanti sono già là. Ci aiuta a capire il senso della vita e come
viverla.
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