Il 20 novembre 1933 moriva Ovidio
Charlebois. Era nato a Oka, nella Provincia del Québec (Canada,) il 17 febbraio
1829. Entrato nel noviziato dei Missionari Oblati nel 1862 , una volta
diventato sacerdote, si dedicò all’evangelizzazione tra i nativi nell’ovest del
Canada. Nominato primo Vicario Apostolico del Keewatin, fu ordinato vescovo nel
1910. Tra difficoltà estreme organizzò il suo immenso Vicariato, che comprendeva popolazioni indiane e eschimesi, dando esempio
di una pazienza e umiltà ammirabili. Fu lui a promuovere la proclamazione da
parte di Pio IX di santa Teresa di Gesù Bambino a patrona delle missioni. Il
suo motto episcopale era: “A Gesù per Maria”.
La costruzione della ferrovia che avrebbe attraversato
il Canada fu fonte di progresso e anche di corruzione. Preoccupato per la sua
diocesi, scriveva così ai suoi missionari:
Miei cari padri e
fratelli [di fronte a ciò che noi chiamiamo civiltà, che sta arrivando con la
costruzione della ferrovia] un missionario, un apostolo dovrebbe mostrare più
zelo e coraggio. Il diavolo e il mondo si danno la mano per portare a
perdizione i nostri [indiani]; il nostro dovere è quello di organizzare e contrapporre
una lotta vigorosa e sostenuta. Il nostro nemico è potente, ma cosa abbiamo da
temere? Non dobbiamo Dio dalla nostra parte? Cerchiamo dunque di essere veri
soldati di Cristo. Il nemico dispiega le forze del male, e allora? Noi più zelo
che mai. La routine e lo status quo di
una volta non sono più sufficienti. Dobbiamo suscitare in noi nuovo coraggio e mostrare
nuovo slancio.
Prima di tutto, miei
carissimi padri e fratelli, indirizziamo lo zelo verso noi stessi. Lavoriamo
con nuova energia alla nostra santificazione. Se aumenta il male, la nostra santità
deve aumentare in maniera proporzionale. Usiamo il principio degli opposti.
Vediamo nella nostra popolazione che lo spirito di preghiera diminuisce? Preghiamo
di più e meglio. Si manifesta una diminuzione di fede? Viviamo con maggiore
spirito di fede e di amore la nostra perfezione. Aumenta l’amore per godimenti
e piaceri? Amiamo e pratichiamo la mortificazione con più ardore. La crescita
dell’intemperanza e della vita licenziosa ci strappa lamenti? Stiamo in
guardia, temiamo di mostrare la minima
tendenza per gli alcolici; che la nostra purezza sia irreprensibile. Con tali
sentimenti e tale comportamento saremo forti e potenti. La nostra lotta contro
lo spirito deleterio che invade i nostri cristiani sarà più efficace. Le nostre
parola avrà un’efficacia salutare per convertire e salvare.
Poi si deve pensare ai
nostri fedeli. Trovandosi esposti ai più grandi pericoli di perversità e di perdizione,
è nostro dovere fornire loro nuovi mezzi di difesa e di salvezza. Ciò che era
sufficiente una volta non lo sarà più per il futuro. Il primo di questi mezzi è
una formazione più perfetta. L'ignoranza è la fonte di tutti i mali... (Circolare,
23 settembre 1912)
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