Il priore, Dom Luigi, ci ha accolto come
ci avrebbe accolto san Benedetto in persona, con un sorriso gioioso e benevolo,
introducendoci in quello straordinario scrigno d’arte e di spiritualità che è
il Sacro Speco di Subiaco. Su e giù per cappelle e ambienti che s’addossano e
seguono l’andamento della roccia, non c’è un angolo che non sia stato dipinto,
nel desiderio di condividere l’esperienza cristiana che lì si è vissuta e di
coinvolgere in quell’ardente mondo dello spirito. La testimonianza del monaco è
più eloquente delle pitture stesse, delle opere d’arte che qui si sono raccolte
nei secoli; essa dice che la spiritualità di san Benedetto non è soltanto un
bellissimo patrimonio del passato, ma è viva e attuale oggi come allora.
Ho portato a Subiaco 40 Oblati di tutti
e cinque i continenti, cercando di indovinare quello che poteva passare nell’animo
di un indonesiano, di un vietnamita, di un malgascio davanti a questa natura, a
questa arte, così lontane dal loro mondo, che pure sanno parlare al cuore di
ogni uomo, al di là della diversità di culture, perché vi traspare la voce di
Dio, comprensibile in ogni lingua.
L'ultima cena tra Benedetto e Scolastica. Il monaco guarda preoccupato l'arrivo del temporale |
Tutti sono rimasti presi dall’esperienza
dell’incontro tra Benedetto a Scolastica: dopo essere stati insieme in «santi
colloqui», racconta san Gregorio Magno, per i due fratelli era giunta l’ora di
separarsi. Scolastica prega Benedetto di restare ancora, ma non riesce a
convincerlo. Allora si pone in preghiera e ecco che si scatena una tempesta che
impedisce a Benedetto di uscire di casa per tornare al monastero. «Vedi –
spiega Scolastica -, ho pregato te e non mi hai voluto dare retta; ho pregato
il mio Signore e lui mi ha ascoltato». Così i due «trascorsero tutta la notte
vegliando e si riempivano l’anima di sacri discorsi, scambiandosi a vicenda
esperienze di vita spirituale». Tre giorni dopo Benedetto vedrà volare in
cielo, come una colomba l’anima della sorella; la seguirà quaranta giorni più
tardi.
«Con
questo racconto – commenta Gregorio Magno – ho voluto dimostrare che il
venerabile Padre… contrariamente a quanto voleva, si trova di fronte ad un miracolo,
strappato all’onnipotenza divina dal cuore di una donna. E non c’è per niente
da meravigliarsi che una donna, desiderosa di trattenersi più a lungo col
fratello, in quella occasione abbia avuto più potere di lui perché, secondo la
dottrina di Giovanni: “Dio è amore”; fu quindi giustissimo che potesse di più colei
che amava di più». Scolastica non mostra una superiorità letteraria,
organizzativa, legislativa rispetto al fratello. In linea con la sua
femminilità mostra piuttosto la superiorità dell’amore. Scolastica sa amare più
di Benedetto. Una lezione per tutti: l’amore è più potente.
Gentile Sig.re Fabio: grazie per il suo blog e le sue parole, in questo tempo sono come gocce di acqua al cuore.
RispondiEliminaIo sono (straniera) che abita a Roma e vorrei andare a Subiaco per fare uno studio sul restauro degli affreschi,Lei sa si può andare e chiedere informazione nella visita. Grazie tante. (lourdes.araque@outlook.it)