La mattina del 13 luglio 1826 viene
celebrata la Messa dello Spirito Santo. Alla fine della celebrazione, leggiamo nelle
cronache del tempo, Eugenio de Mazenod «ci rivolse un discorso davvero
commovente per farci sentire la bellezza della nostra vocazione. Si sarebbe
detto che era la voce stessa del Signore esposto sull’altare, che ci chiamava
nuovamente». Usciti dalla cappella, padre Eugenio volle salutare ancora una
volta gli Oblati: «Questo, disse, è per la Società l’inizio di un’èra nuova, il
Signore ha ratificato i piani che avevamo preparato per la sua gloria; ha
benedetto i legami che ci uniscono; d’ora innanzi combatteremo i nemici del
Cielo sotto un vessillo che la Chiesa ci ha dato e che sarà nostro. Splende su
di esso il nome glorioso della SS. Vergine Maria Immacolata: nome che è il
nostro nome, perché siamo consacrati alla Vergine Santissima; siamo in modo
particolare i suoi figlioli; la sua protezione, fino ad oggi così tangibile, lo
sarà maggiormente per l’avvenire, se saremo degni di tale madre...».
Mostro l’originale degli Atti del
Capitolo generale del 1826, dove è scritta la cronaca di quei giorni, a una
ventina di studenti di teologia e a una trentina di formatori provenienti da
tutto il mondo. Il grande manoscritto è uno delle migliaia di tesori conservato
nell’Archivio generale degli Oblati a Roma.
L’Archivio generale: non è una tomba
dove muoiono i documenti antichi; è una fonte d’ispirazione. Qui sono conservati
gli Atti degli Apostoli del XIX e XX secolo, scritti con la vita di migliaia di
Oblati in tutti i continenti, prima di essere trascritti nei documenti.
Raccontano di come il Vangelo si è diffuso tra popoli di ogni latitudine e
cultura. La Parola, che ha iniziato i primi passi a Gerusalemme, continua la
sua corsa…
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