giovedì 2 agosto 2012

Festa per Padre Novo a Rocca di Papa


È stato sepolto a Rocca di Papa, nella tomba chiusa da una grande lapide su cui è incisa - a caratteri manoscritti - la frase: “E noi abbiamo creduto all'Amore”. Ormai sono numerose le persone li sepolte che, insieme, hanno creduto all’Amore, tutta la schiera dei primi compagni e compagne di Chiara Lubich. Anche Padre Novo è uno di loro e anche lui ha creduto.
Dopo la celebrazione di ieri a Grumolo delle Abbadesse, il funerale si è ripetuto oggi a Rocca di Papa, con la stessa gioia e forse un più intenso senso del soprannaturale, nella consapevolezza che un disegno di Dio si è compiuto.
Sepolto in mezzo alla natura potrà continuare la sua contemplazione del creato, che sempre lo ha affascinato.
In proposito mi ritrovo lo stralcio di un suo scritto sulla creazione:

«La terra è di una bellezza straordinaria - esclamava sant’Agostino -(...). Meravigliosi prodigi sono quelli dei semi e delle piante che crescono (...). Contemplo la grandezza del mare che mi sta intorno, mi stupisco, ammiro; cerco l’autore. Levo gli occhi al cielo e alla bellezza delle stelle; ammiro lo splendore del sole capace di illuminare il mondo, e la luna che dirada le tenebre notturne. Sono meravigliose queste cose, degne di lode, anzi degne di stupore».
Credo che questo stupore sia stato nell’anima e nella intelligenza dell’uomo fin da principio. Lo stupore è stato il primo sentimento provato dalla sensibilità umana nell’ammirare la bellezza varia, l’armonia del creato, la luminosità, la vita sulla terra e la molteplicità dei fenomeni naturali. Queste realtà hanno sempre toccato la sua anima nel più profondo. Così l’uomo si è sentito subito legato profondamente al creato, la casa che ha trovato al suo nascere.
Partendo da questo stupore l’“homo sapiens” ha intrapreso la sua indagine in tutte le direzioni per capire, sviscerare, ordinare nella sua mente le cose; per conoscerle e per servirsene. Ha cercato di dare un senso a tutto, anche al proprio stile di vita, per inserirsi nel cosmo armoniosamente. (…)
La bellezza misteriosa del cosmo, assieme al fascino e all’avventura meravigliosa della vita, sono stati messi sempre più in primo piano, fino al punto che l’uomo, immerso in questo universo, ha fatto passare gradualmente in secondo piano l’Autore di tutto il creato, compreso l’uomo stesso. (…)
«Ma non sta qui la mia sete»,- sembra continuare a dire l’uomo con S. Agostino. «Tutto questo ammiro, tutto questo lodo, ma ho sete di colui che ne è l’autore». Dalla molteplicità e complessità del cosmo l’uomo cerca l’uno, l’autore: la verità di tutto. Cerca la meta da raggiungere. In definitiva cerca il senso profondo delle cose. Di qui il bisogno di una più completa e più appropriata lettura del tutto: una lettura unificante.
Per una profonda comprensione della creazione occorre partire dall’Uno, dal Creatore. Solo questo consente una lettura unitaria delle cose. Tutto va rivisto in Lui, tutto nel rapporto con Lui e nel conseguente rapporto tra le singole cose e l’insieme.
Se Lui è infinito, è tutto. Quindi nella creazione ha profuso tutto da sé, dalla sua natura, dalla sua intelligenza e potenza: tutto gratuitamente perché Amore. Così l’uomo riscopre la realtà ripartendo da principio per arrivare su un piano più vero, più realistico: scoprire la verità nascosta nelle cose. (…)
Oggi al culmine di tutte le scoperte l’uomo ha bisogno di vedere più profondamente l’intima connessione tra il suo sapere, il suo conoscere, le leggi da cui tutto è governato: il loro rapporto con il Creatore e con se stesso. La luce del Creatore si avvicina all’uomo che cerca e l’illumina, lo rende partecipe di essa e della sua natura. 

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