È stato sepolto
a Rocca di Papa, nella tomba chiusa da una grande lapide su cui è incisa - a caratteri
manoscritti - la frase: “E
noi abbiamo creduto all'Amore”. Ormai sono numerose le persone li
sepolte che, insieme, hanno creduto all’Amore, tutta la schiera dei primi
compagni e compagne di Chiara Lubich. Anche Padre Novo è uno di loro e anche
lui ha creduto.
Dopo la celebrazione
di ieri a Grumolo delle Abbadesse, il funerale si è ripetuto oggi a Rocca di
Papa, con la stessa gioia e forse un più intenso senso del soprannaturale,
nella consapevolezza che un disegno di Dio si è compiuto.
Sepolto in
mezzo alla natura potrà continuare la sua contemplazione del creato, che sempre
lo ha affascinato.
In proposito mi
ritrovo lo stralcio di un suo scritto sulla creazione:
«La terra è di una bellezza
straordinaria - esclamava sant’Agostino -(...). Meravigliosi prodigi sono
quelli dei semi e delle piante che crescono (...). Contemplo la grandezza del
mare che mi sta intorno, mi stupisco, ammiro; cerco l’autore. Levo gli occhi al
cielo e alla bellezza delle stelle; ammiro lo splendore del sole capace di
illuminare il mondo, e la luna che dirada le tenebre notturne. Sono
meravigliose queste cose, degne di lode, anzi degne di stupore».
Credo che questo stupore sia stato
nell’anima e nella intelligenza dell’uomo fin da principio. Lo stupore è stato
il primo sentimento provato dalla sensibilità umana nell’ammirare la bellezza
varia, l’armonia del creato, la luminosità, la vita sulla terra e la
molteplicità dei fenomeni naturali. Queste realtà hanno sempre toccato la sua
anima nel più profondo. Così l’uomo si è sentito subito legato profondamente al
creato, la casa che ha trovato al suo nascere.
Partendo da questo stupore l’“homo
sapiens” ha intrapreso la sua indagine in tutte le direzioni per capire,
sviscerare, ordinare nella sua mente le cose; per conoscerle e per servirsene.
Ha cercato di dare un senso a tutto, anche al proprio stile di vita, per
inserirsi nel cosmo armoniosamente. (…)
La bellezza misteriosa del cosmo,
assieme al fascino e all’avventura meravigliosa della vita, sono stati messi
sempre più in primo piano, fino al punto che l’uomo, immerso in questo
universo, ha fatto passare gradualmente in secondo piano l’Autore di tutto il
creato, compreso l’uomo stesso. (…)
«Ma non sta qui la mia sete»,-
sembra continuare a dire l’uomo con S. Agostino. «Tutto questo ammiro, tutto
questo lodo, ma ho sete di colui che ne è l’autore». Dalla molteplicità e complessità
del cosmo l’uomo cerca l’uno, l’autore: la verità di tutto. Cerca la meta da
raggiungere. In definitiva cerca il senso profondo delle cose. Di qui il
bisogno di una più completa e più appropriata lettura del tutto: una lettura
unificante.
Per una profonda comprensione della
creazione occorre partire dall’Uno, dal Creatore. Solo questo consente una
lettura unitaria delle cose. Tutto va rivisto in Lui, tutto nel rapporto con
Lui e nel conseguente rapporto tra le singole cose e l’insieme.
Se Lui è infinito, è tutto. Quindi
nella creazione ha profuso tutto da sé, dalla sua natura, dalla sua
intelligenza e potenza: tutto gratuitamente perché Amore. Così l’uomo riscopre
la realtà ripartendo da principio per arrivare su un piano più vero, più
realistico: scoprire la verità nascosta nelle cose. (…)
Oggi al culmine di tutte le scoperte
l’uomo ha bisogno di vedere più profondamente l’intima connessione tra il suo
sapere, il suo conoscere, le leggi da cui tutto è governato: il loro rapporto
con il Creatore e con se stesso. La luce del Creatore si avvicina all’uomo che
cerca e l’illumina, lo rende partecipe di essa e della sua natura.
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