Gesù manda avanti i discepoli da soli, mentre lui “sale” sul
monte. È quasi una prova generale per quando egli, salito al cielo, non sarà
più in mezzo ai suoi. Erano abituati ad essere guidati dal Maestro, ad averlo
accanto: dava loro sicurezza, infondeva coraggio. Ora senza di lui si sentono
perduti. Ma lassù sul monte Gesù stava parlando di loro con il Padre, era più
vicino di quanto essi non pensassero, tanto è vero che appare nel momento più
critico ed è di nuovo presente.
Quella barca fragile, che sembra sfasciarsi davanti alle
tempeste, è diventata simbolo della Chiesa, di noi che si sentiamo sballottati
da mille avversità e che a volte abbiamo l’impressione d’essere sperduti e
impotenti davanti a situazioni che ci sovrastano. Eppure proprio su quelle
acque agitate Gesù si fa presente. Ora che egli è Risorto non è più legato ad
un luogo, come quando si trovava sulla terra, ma è vivo e presente nella storia
umana e nella vita di ciascuno di noi: “Coraggio, ci sono, non abbiate paura”.
Martedì 7: Mt 14, 22-36
Martedì 7: Mt 14, 22-36
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