“Sei giorni dopo, Gesù
prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni…”. Nella lettura di oggi le prime tre
parole sono state tralasciate, eppure sono importanti. La trasfigurazione di
Gesù avviene “sei giorni dopo” l’annuncio che egli sarebbe stato ucciso e che
per essere suoi discepoli occorre prendere come lui la propria croce.
La sofferenza, la croce, la morte non sono l’ultima parola, sono
soltanto la porta che introduce alla pienezza della luce, a quella beatitudine
che fa dire a Pietro: “È bello stare qui”. Gesù sperimenta e fa sperimentare ai
suoi discepoli, già su questa terra, la gioia del paradiso.
Anche a noi Gesù vuol mostrare la bellezza del suo volto (il
segreto desiderio di vedere Dio, non è l’anelito di ogni persona?), far
sperimentare la pace del paradiso, rapirci nel suo mondo di luce, trasfigurarci
come lui. Sarà possibile rivivere quella straordinaria esperienza?
Sì, se faremo nostro l’invito del Padre che ci chiede di
“ascoltare” il Figlio suo. Le sue sono parole di vita eterna: vengono dal Cielo
e fanno sperimentare il Cielo.
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