Sono
stato nei palazzi di via Aurelia per la benedizione pasquale delle famiglie: “Non
credo… ma venga pure, tanto la benedizione non fa mica male, vero?”; “È proprio
il sacerdote? Sa, abbiamo paura…”; “La aspettavo da tanto…”; “Può tornare con
calma? è una vita che non mi confesso e per farlo mi ci vuole molto tempo…”.
C’è
la famiglia con in casa la mamma che da 23 anni è allettata in depressione. Quella
con i ragazzi che studiano da matti e sono bravissimi. Quella di artisti. Quella
formata da una persona anziana, o ammalata, che vive da sola… Quanti mondi
diversi, quante occasioni per un breve dialogo, per riaccendere una speranza…
Sono
andato in parrocchia per le confessioni pasquali, quelle che si fanno a Pasqua
soltanto, magari ogni cinque o dieci Pasque. Ma se una persona viene a
confessarsi è comunque buona, altrimenti non verrebbe. Anche qui ogni persona è
un mondo e la cosa migliore è ascoltare. Tutti hanno bisogno di essere ascoltati,
perché ognuno ha una sua storia. E poi dicono grazie. Ma di chi cosa se non ho
detto una parola?
Sono
stato con i ragazzi che si preparano alla Pasqua. Mi hanno subissato di
domande. Che bello che si pongano tante domande. Sono più importanti delle
risposte, che devi fare venire fuori da loro.
C’è tanta bontà nascosta. Dovremmo saperla tirare fuori e metterla in circolazione.
Grazie!!!
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