Il
5 aprile 1792 sant’Eugenio de Mazenod riceve la prima comunione a Torino. Era
il Giovedì Santo. Il ricordo di quel primo incontro con Gesù Eucaristia gli rimarrà
sempre vivo, anche da anziano, come testimonia mons. Ricard, uno dei suoi primi
biografi:
Un
giovedì santo – mi si permetta questo ricordo personale – eravamo nella
cattedrale di Marsiglia. Il vescovo [Eugenio de Mazenod] vi officiava con quella
maestà dolce e raccolta che lo rendeva celebre tra tutti i prelati, suoi
contemporanei. Improvvisamente lo vedemmo piangere e, pur sforzandosi, non
riusciva a dissimularlo. I seminaristi che circondavano il trono episcopale,
colpiti dall’emozione del Pontefice, lo guardavano con commozione. Se ne
accorse e, rivolgendosi a uno di loro, l’autore di queste righe, la cui miopia
rendeva l’attenzione più fissa, disse con
quella semplicità che gli faceva conquistare i cuori: “Ragazzo mio, non
meravigliarti; oggi è l’anniversario della mia prima comunione!”. (Mons. Ricard, Mgr. de Mazenod
évêque de Marseille..., Paris 1892, p. 12)
Quarant’anni più
tardi, in preghiera davanti a Gesù Eucaristia, sant’Eugenio rivede la vita
passata come frutto della grazia:
Vi
basterà sapere che Dio con me è come al solito: tutte le volte che mi accosto a
lui nell’Eucaristia mi si mostra così com’è, infinitamente buono, infinitamente
misericordioso. Mi purifica il cuore, illumina la mia debole intelligenza,
eccita e perfeziona la mia volontà. Come mi trovo bene alla sua presenza! E
questo qualunque siano i sentimenti che provo al pensiero della comunicazione
del suo divino Spirito che, come potete pensare, in questa circostanza invoco
con assiduità e perseveranza, non oso dire con fervore.
…
sempre sento che è un affare col Padre mio che è nel più alto dei cieli e che
ha alla sua destra il Figlio Gesù Cristo, nostro Salvatore, lui che è nostro
avvocato, nostro mediatore, che non cessa di intercedere per noi con la sua
potente preghiera, che ha diritto di essere esaudito e che effettivamente lo è
sempre, quando non vi mettiamo ostacoli. (A p. Tempier, 10 ottobre 1832, “Écrits
oblats”, 8, 67-68)
Nessun commento:
Posta un commento