martedì 4 aprile 2023

5 aprile 1792: prima comunione…

Il 5 aprile 1792 sant’Eugenio de Mazenod riceve la prima comunione a Torino. Era il Giovedì Santo. Il ricordo di quel primo incontro con Gesù Eucaristia gli rimarrà sempre vivo, anche da anziano, come testimonia mons. Ricard, uno dei suoi primi biografi:

Un giovedì santo – mi si permetta questo ricordo personale – eravamo nella cattedrale di Marsiglia. Il vescovo [Eugenio de Mazenod] vi officiava con quella maestà dolce e raccolta che lo rendeva celebre tra tutti i prelati, suoi contemporanei. Improvvisamente lo vedemmo piangere e, pur sforzandosi, non riusciva a dissimularlo. I seminaristi che circondavano il trono episcopale, colpiti dall’emozione del Pontefice, lo guardavano con commozione. Se ne accorse e, rivolgendosi a uno di loro, l’autore di queste righe, la cui miopia rendeva l’attenzione più fissa, disse con quella semplicità che gli faceva conquistare i cuori: “Ragazzo mio, non meravigliarti; oggi è l’anniversario della mia prima comunione!”. (Mons. Ricard, Mgr. de Mazenod évêque de Marseille..., Paris 1892, p. 12)

Quarant’anni più tardi, in preghiera davanti a Gesù Eucaristia, sant’Eugenio rivede la vita passata come frutto della grazia:

Vi basterà sapere che Dio con me è come al solito: tutte le volte che mi accosto a lui nell’Eucaristia mi si mostra così com’è, infinitamente buono, infinitamente misericordioso. Mi purifica il cuore, illumina la mia debole intelligenza, eccita e perfeziona la mia volontà. Come mi trovo bene alla sua presenza! E questo qualunque siano i sentimenti che provo al pensiero della comunicazione del suo divino Spirito che, come potete pensare, in questa circostanza invoco con assiduità e perseveranza, non oso dire con fervore.

… sempre sento che è un affare col Padre mio che è nel più alto dei cieli e che ha alla sua destra il Figlio Gesù Cristo, nostro Salvatore, lui che è nostro avvocato, nostro mediatore, che non cessa di intercedere per noi con la sua potente preghiera, che ha diritto di essere esaudito e che effettivamente lo è sempre, quando non vi mettiamo ostacoli. (A p. Tempier, 10 ottobre 1832, “Écrits oblats”, 8, 67-68)

 

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