“Carismi in relazione:
Identità e relazione”. Ce l’ho fatta! Le solite cose ma accolte molto bene all’Università
Santa Croce.
Ho raccontato che la gioiosa
“scoperta” del mio fondatore, sant’Eugenio de Mazenod, allora non ancora
proclamato beato, iniziò al noviziato, anche se conoscevo gli Oblati già da una
decina di anni. Leggere la sua vita e i suoi scritti fu una autentica
rivelazione. Trovavo con lui una particolare consonanza, mi sentivo espresso
da lui – segno che avevo la vocazione!
Pochi giorni prima di terminare
il noviziato partecipai con il maestro dei novizi e i miei compagni ad un
incontro di religiosi tenuto dal “Movimento dei religiosi”, una espressione del
Movimento dei Focolari. Avevo già conosciuto il Movimento dei Focolari anni
prima assieme alla mia famiglia, ma non sapevo che al suo interno esistesse un
Movimento dei religiosi. Ciò che mi impressionò di quei religiosi (io, in
quanto novizio, non lo ero ancora) era la varietà di appartenenze, la serietà dell’impegno
e del progetto spirituale, e soprattutto la profonda unità che regnava tra di
loro. Iniziavo a sperimentare la comunione tra i carismi.
Un’altra esperienza che mi
ha segnato è stato il prolungato periodo di insegnamento all’Istituto di Teologia
della Vita Consacrata “Claretianum”. Mi ha messo in contatto con moltissime
persone appartenenti a tanti Istituti diversi. Quante tesi ho seguito, su tanti
fondatori e fondatrici e ogni volta avrei voluto appartenere a quella Famiglia
religiosa, e ogni volta riscoprivo la bellezza della mia. Mi sono trovato in
consonanza con le parole di Papa Francesco: «L’esperienza più bella è scoprire
di quanti carismi diversi e di quanti doni del suo Spirito il Padre ricolma la
sua Chiesa!».
Soltanto nel rapporto di
unità si comprende la radice comune che le lega tra loro e il “divino” che
ognuno di essi esprime. Nello stesso tempo in questo rapporto di unità si può
cogliere la peculiarità di ciascuno e giungere a una graduale acquisizione
sperimentale della “mirabile varietà” di cui la Chiesa è ricca. Questo fa
sentire il proprio carisma e il proprio Istituto o il proprio Movimento non
come una realtà assoluta, ma come parte di una realtà più vasta, inserita in un
organismo vivente.
Ogni carisma, ha insegnato
san Paolo, è un dono per tutta la comunità e, nello stesso tempo, ha bisogno
del dono degli altri carismi. Siamo cattolici, trasparenti, aperti gli uni agli
altri, pronti a donare come a ricevere, vivendo la “comunione dei santi”, la
realtà della Chiesa comunione: «tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa
[attualizzano, potremmo dire: Francesco, Ignazio, Teresa d’Avila, ma anche
padre Pio, Madre Teresa, Escrivá de Balaguer, Chiara Lubich…] il mondo, la
vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo
e Cristo è di Dio» (1 Cor 3, 22-23).
Che respiro grande, che vastità di orizzonti, che liberazione del mio miope
particolarismo.
La Madre Chiesa nella
liturgia ci nutre con gli scritti dei padri e dei santi, di tutti i tempi, di
tutti i luoghi, di tutte le correnti spirituali, ci fa celebrare le loro feste,
ce li propone come esempi, sicura che se un francescano è attento
all’insegnamento sull’orazione di Teresa d’Avila con ciò non lascia il cammino
di san Francesco, se un benedettino legge san Francesco di Sales non devia
dalla sua strada.
L’invito
rivolto dall’Istruzione Ripartire da
Cristo costituisce un chiaro programma in merito:
La comunione che i consacrati e le
consacrate sono chiamati a vivere va ben oltre la propria famiglia religiosa o
il proprio Istituto. Aprendosi alla comunione con gli altri Istituti e le altre
forme di consacrazione, possono dilatare la comunione, riscoprire le comuni
radici evangeliche e insieme cogliere con maggiore chiarezza la bellezza della
propria identità nella varietà carismatica, come tralci dell'unica vite.
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