giovedì 27 aprile 2023

Ho raccontato la scoperta della bellezza dei carismi in comunione

 

“Carismi in relazione: Identità e relazione”. Ce l’ho fatta! Le solite cose ma accolte molto bene all’Università Santa Croce.

Ho raccontato che la gioiosa “scoperta” del mio fondatore, sant’Eugenio de Mazenod, allora non ancora proclamato beato, iniziò al noviziato, anche se conoscevo gli Oblati già da una decina di anni. Leg­gere la sua vita e i suoi scritti fu una autentica rivelazione. Trovavo con lui una partico­lare consonanza, mi sentivo espresso da lui – segno che avevo la vocazione!

Pochi giorni prima di terminare il noviziato partecipai con il maestro dei novizi e i miei compagni ad un incontro di religiosi tenuto dal “Movimento dei religiosi”, una espressione del Movimento dei Focolari. Avevo già conosciuto il Movimento dei Focolari anni prima assieme alla mia famiglia, ma non sapevo che al suo interno esistesse un Movimento dei religiosi. Ciò che mi impressionò di quei religiosi (io, in quanto novizio, non lo ero ancora) era la varietà di appartenenze, la serietà dell’impegno e del progetto spirituale, e soprattutto la profonda unità che regnava tra di loro. Iniziavo a sperimentare la comunione tra i carismi.

Un’altra esperienza che mi ha segnato è stato il prolungato periodo di insegnamento all’Istituto di Teologia della Vita Consacrata “Claretianum”. Mi ha messo in contatto con moltissime persone appartenenti a tanti Istituti diversi. Quante tesi ho seguito, su tanti fondatori e fondatrici e ogni volta avrei voluto appartenere a quella Famiglia religiosa, e ogni volta riscoprivo la bellezza della mia. Mi sono trovato in consonanza con le parole di Papa Francesco: «L’esperienza più bella è scoprire di quanti carismi diversi e di quanti doni del suo Spirito il Padre ricolma la sua Chiesa!».

Soltanto nel rapporto di unità si comprende la radice comune che le lega tra loro e il “divino” che ognuno di essi esprime. Nello stesso tempo in questo rapporto di unità si può cogliere la peculiarità di ciascuno e giungere a una graduale acquisizione sperimentale della “mirabile varietà” di cui la Chiesa è ricca. Questo fa sentire il proprio carisma e il proprio Istituto o il proprio Movimento non come una realtà assoluta, ma come parte di una realtà più vasta, inserita in un organismo vivente.

Ogni carisma, ha insegnato san Paolo, è un dono per tutta la comunità e, nello stesso tempo, ha bisogno del dono degli altri carismi. Siamo cattolici, trasparenti, aperti gli uni agli altri, pronti a donare come a ricevere, vivendo la “comunione dei santi”, la realtà della Chiesa comunione: «tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa [attualizzano, potremmo dire: Francesco, Ignazio, Teresa d’Avila, ma anche padre Pio, Madre Teresa, Escrivá de Balaguer, Chiara Lubich…] il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio» (1 Cor 3, 22-23). Che respiro grande, che vastità di orizzonti, che liberazione del mio miope particolarismo.

La Madre Chiesa nella liturgia ci nutre con gli scritti dei padri e dei santi, di tutti i tempi, di tutti i luoghi, di tutte le correnti spirituali, ci fa celebrare le loro feste, ce li propone come esempi, sicura che se un francescano è attento all’insegnamento sull’orazione di Teresa d’Avila con ciò non lascia il cammino di san Francesco, se un benedettino legge san Francesco di Sales non devia dalla sua strada.

L’invito rivolto dall’Istruzione Ripartire da Cristo costituisce un chiaro programma in merito:

La comunione che i consacrati e le consacrate sono chiamati a vivere va ben oltre la propria famiglia religiosa o il proprio Istituto. Aprendosi alla comunione con gli altri Istituti e le altre forme di consacrazione, possono dilatare la comunione, riscoprire le comuni radici evangeliche e insieme cogliere con maggiore chiarezza la bellezza della propria identità nella varietà carismatica, come tralci dell'unica vite.

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