mercoledì 29 marzo 2023

Resurrezione di umanità

“Resurrezione di umanità”. Così il vescovo definisce casa Santa Maria che oggi festeggia i suoi 100 anni. I racconti che ci susseguono sul palco sono tanti, perché 100 anni sono tanti. Racconti di inclusioni, di iniziative le più varie, con laboratori creativi, orti, ma anche gite, passeggiate in città per rendere il più attive possibile le “ragazze” con disabilità che si sono succedute in questa casa lungo i 100 anni. Ma anche le difficoltà, le incomprensioni, i rifiuti nei luoghi pubblici di persone fuori dai soliti schemi.

Come sono capitato qui? A novembre scorso mi chiedono di fare una conferenza all’Università Salesiana. Però la vogliono a due voci, e che l’altra voce sia femminile. Domando in giro e mi danno il numero di cellulare di una certa suor Michela. Non la conosco. Esitante le mando un messaggio: “Sono p. Fabio Ciardi. Possiamo parlare un attimo? Vorrei invitarla a fare una conferenza insieme a me al corso dei formatori all’UPS il 24 febbraio sulla vita consacrata oggi”. Con sorpresa mi giunge subito la risposta: “Quale gioia ricevere un messaggio da p. Fabio. Ci siamo incrociati più volte dalla mia Simonetta a casa e all’hospice… domani ci sentiamo… Come prima cosa guardo agenda (dovrei essere a Dijbouti/Somalia ma non ricordo bene i giorni) e poi dipende da cosa mi chiede… Buonanotte. Suor Michela”. Lei mi conosce? Ci siamo incontrati da Simonetta? Ricordo che qualche volta ci siamo incrociati da Simonetta con una suora, ma non potevano stare a lungo assieme per il Covid. Un’amica di Simonetta? Ma io sto scrivendo un libro proprio su Simonetta. Non vedo l’ora di incontrarla.

Arrivo così a Casa Santa Maria. Ci sono passato davanti tante volte, ma non mi sono mai domandato chi abitasse in quel grande complesso. Scopro un mondo! È una casa di don Guanella, dove vivono 150 donne con le più varie disabilità che chiamano semplicemente le “ragazze”.

E scopro suor Michela. Era l’anello mancante nella mia storia di Simonetta. Adesso capisco come aveva fatto a diventare il direttore sanitario di don Guanella. Posso quindi lasciare che “Simonetta” mi lo racconti: “Tutto era iniziato ad Ancona, quando incontrai sr. Michela, un vulcano di donna. Allora era responsabile del Villaggio delle ginestre, il Centro per disabili a Recanati. Cercava un direttore sanitario e le fu fatto il mio nome. Per me fu la scoperta di un mondo nuovo. Spesso sento che li chiamano “infelici”. Mai viste persone più felici di loro. Vivono radicati nel presente, senza ansietà per il futuro, senza inseguire come noi sogni effimeri e irraggiungibili. Sanno godere di una visita, di un gioco, di una festa, di un fiore, di un dolce, assaporano tutto, momento per momento. E ti ricolmano d’affetto disinteressato. Sr. Michela. Carattere forte come me, qualche volta erano scintille. Ma quando ci si vuol bene le divergenze non infrangono l’amicizia, anzi rinsaldano, e dopo ogni burrasca tornava il sole. Avrei potuto affiancarla nel lavoro di coordinamento di progetti di sviluppo e di inclusione di bambini e ragazzi con disagio e con disabilità in Paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa. L’ho seguita a Roma, al Don Guanella”.

Ora ogni tanto suor Michela mi invita a celebrare per le sue “ragazze”. Ci sono le ragazze disabili, ma c’è anche un esercito di assistenti. A cominciare da suore di ben cinque istituti diversi che suor Michela ha chiamato a collaborare insieme: prodigio nel prodigio.

Questo pomeriggio celebrazione dei 100 anni dagli inizi delle casa. Chi meglio del superiore generale dei Guanelliani può spiegarmi il senso di quella casa?

“Una Casa dove le suore di San Luigi Guanella, le Figlie di Santa Maria della Provvidenza, servono con amore e dedizione oltre un centinaio di “ragazze” con disabilità. 100 anni di vita piena, gioiosa, rappacificata. 100 anni di promo­zione umana, sia fisica che spirituale. 100 anni di accoglienza, incontri, dialoghi, esercizi fisici di riabilitazione, lavori manuali artigianali nei laboratori. 100 anni di lodi, canti, preghiere e suppliche elevate al Signore, “il vero padrone di Casa”, il Dio di amore e di tenerezza. 100 anni di giochi, di feste, di uno stare insieme che ti fa star bene, di nuove entrate e di mesti addii a chi parte per il Cielo. 100 anni di forti relazioni tra le “ragazze”, con un laicato specializzato soprattutto in amore, con le suore che hanno fatto della loro vita un’offerta a Dio per queste sorelle, che vivono per loro. Con volontari e amici che sanno che in queste Case, dalle nostre “ragazze” si riceve tanto più che dare molto. Un’unica famiglia con un unico progetto: creare felicità e portare a pienezza di vita ogni componente partendo dal piccolo contributo personale che giace in lui e sviluppandolo, per le vie del cuore, fino a portarlo a una pienezza, a una realizzazione che per la sua persona è il massimo, dunque è felicità! D’altro canto questa è la nostra vocazione di Guanelliani; è il perché siamo al mondo, volu­ti da Dio per fare del bene ai nostri fratelli e sorelle”.

All’apericena (se non si mangia insieme che festa è?) il provinciale dei Guanelliani d’Europa, quando sa che sono un Oblato ricorda p. Giovanni Colombo (“Il cappello che ho in tesa è suo!”, gli dico), e mi dice di conoscere un certo p. Fabio Ciardi, per i suoi scritti (“Sono quello sotto il cappello!). Il vicario generale mi saluta e chiama le consigliere generali delle suore: a giugno dovrei guidare gli esercizi spirituale al consiglio generale maschile e femminile… Comincio a entrare in questa nuova famiglia.



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