Nella cerimonia della nascita della “Associazione Amici di Padre Giovanni Santolini”, è stato uno dei cognati di p. Giovanni, Gian Filippo Spigno, a presentarne lo Statuto. Tra l’altro ha messo in luce il legame con la “Assiciazione Amici di Padre Mario Borzaga”. Fra l’altro ha detto:
Mi piace pensare che Padre Mario e Padre Giovanni, pur nell’unicità delle loro vite e delle loro vocazioni, presentino tratti comuni, che traggono di certo ispirazione dal carisma degli Oblati e di Sant’Eugenio de Mazenod.
Questi
tratti comuni possono essere individuati nel loro approccio gioioso alla Fede e
allo spirito missionario pur nelle difficoltà enormi che entrambi hanno dovuto
affrontare, sia nella loro volontà di essere sempre a disposizione dell’Altro.
Giovanni
scriveva a Padre Fabio Ciardi, nostro relatore di oggi nel 1996, pochi mesi
prima della Sua partenza per il Cielo: “Dio non toglie i problemi, ma mi domanda di amarLo
nei problemi, e a poco a poco mi accorgo che è proprio questo che mi fa andare
avanti, e che mi dà serenità e pace interiore. Sento che il mio ruolo qui è
quello di dare pace e serenità, di prendere su di me le tensioni e, anche a
costo di sembrare sciocco, di far sì che non si vedano i problemi ma che si
veda il positivo e che si vada avanti. Bisogna togliere a tutti i costi lo
spirito di disfattismo, de “non va niente bene”, del “fare tutto male e non siete
capaci a far niente...”.
Padre
Mario nel suo Diario di un Uomo Felice nel 1956 (quarant’anni esatti
prima di Giovanni) scriveva: “Ho capito
la mia vocazione: essere un uomo felice pur nello sforzo di identificarmi col
Cristo Crocifisso. Quanto resta ancora di sofferenza o Signore? Tu solo lo sai
e per me “fiat voluntas Tua” in qualunque istante della mia vita. Se voglio
essere come l’Eucarestia un buon Pane per essere mangiato dai fratelli, loro
divino nutrimento, devo per forza prima passare attraverso la morte di croce. Prima
il sacrificio poi la gioia di distribuirmi ai fratelli di tutto il mondo; se mi
distribuisco senza passare prima a sublimarmi nel Sacrificio, do ai fratelli
affamati di Dio me stesso, un cencio d’uomo, un residuo d’inferno; se accetto
la mia morte in unione con quella di Gesù è proprio Gesù che io riesco a dare
con le mie stesse mani ai fratelli. Non è pertanto una rinuncia a me stesso che
devo fare, ma il potenziamento di tutto quello che in me può soffrire, essere
immolato, sacrificato in favore delle anime che Gesù mi ha dato da amare.”
Quanta similitudine nel loro modo di pensare, di
parlare e di agire! Ecco in questo parallelo fra queste due figure credo ci sia
molto del mistero missionario e della gioia che il vero Missionario ha nel
portare ai fratelli la parola di Speranza e di Fede che il Vangelo ci offre.
Ricordiamo che ogni volta che ciascuno di noi
appare fiacco, stanco, arrabbiato, disfattista si allontana da sorriso di Dio e
dalla voglia di felicità che questi due Padri Missionari esprimevano con le
loro parole e con le loro opere.
Lo sperimentiamo noi nelle nostre famiglie: quando
siamo arrabbiati e negativi, la negatività ci perseguita, se ci apriamo al
sorriso, come ha detto uno dei miei figli pochi giorni fa, le cose belle
capitano senza che Tu te lo aspetti.
Questo perché, come diceva San Giovanni Bosco il
Demonio ha paura della gente allegra ed il Signore ama che quello che si fa per
Lui si faccia con allegria.
E anche Sant’Agostino diceva che “La Gioia
facilita tutte le virtù, perché è un atto di fiducia in Dio e tiene il demonio
a distanza. Chi mantiene lo sguardo dell’anima rivolto alla Gioia di
Gesù Risorto e si mantiene fedele ai Suoi insegnamenti, vince i propri difetti,
permette a Gesù di guarire le ferite del suo cuore e vede entrare miracoli
nella propria vita.”
L’unica condizione per camminare
verso la santità che San Domenico Savio chiedeva ai suoi coetanei era: mantenersi
nella Gioia. Fidarsi di Dio in ogni momento e circostanza:
perché Gesù ci ha promesso che è sempre con noi e Lui sa volgere ogni
situazione a nostro favore, specialmente quelle che non comprendiamo, che ci feriscono
o che temiamo di più.
Questa grande lezione è stata ben compresa da Giovanni che ci ha sempre ispirato ad accostarci alla vita anche nelle sue difficoltà con fiducia e gioia ed è essenzialmente questo il messaggio più bello e profondo che Giovanni ci ha lasciato come eredità.
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