La meteo aveva predetto una
giornata di pioggia, ma oggi è il 25 marzo e il sole si alza lentamente su un
cielo limpido. 25 marzo, il calendario si è sbizzarrito ad arricchirlo di
eventi, ad iniziare dal giorno della creazione. La liturgia ce lo dona come giorno
dell’annunciazione a Maria e giorno dell’incarnazione del Figlio di Dio –
ambedue pronunciano il loro “sì”. È il giorno nel quale avverrà la fine del
mondo. A buon ragione il calendario fiorentino e pisano lo fissavano come primo
giorno dell’anno.
Memore di tanta storia, non
potendo andare all’Annunziata di Firenze, scendo alla Nunziata di Genova, una
chiesa monumentale, piena di luce, tutta marmi. Faccio un po’ di difficoltà a
individuare l’altare dell’Annunciazione, ma finalmente eccolo, in una
coreografia un po’ insolita, con una schiera d’angeli che scortano Gabriele. La
mia giornata non poteva iniziare se non con la preghiera a Maria, la piena di
grazia.
Sono solo nell’immensa basilica.
Fino a quando vedo arrivare papà mamma e tre bambine che accendono una candela
ciascuna. Nel pomeriggio dovrò svolgere la mia conferenza sulla trasmissione
della fede “di generazione in generazione”: è quella scena che si svolge
davanti a me.
Mi incammino per via Prè,
lavata dalla pioggia della notte. Le botteghe d’alimentari e di frutta adorano
di cose buone, affiancate dalle macellerie e dai negozietti più impensati.
Proseguo lungo il porto fino alla salita che porta alla Lanterna, luogo simbolo
di Genova. Mi staccano il primo biglietto della giornata, costeggio le antiche
mura, passeggio nel piccolo parco che circonda la torre, entro tra le possenti
fortificazioni, e mi soffermo al museo, tornano indietro con gli anni, i
secoli, i millenni, fino agli etruschi… Ora su per le scale, fino alla prima balconata.
Ecco davanti, distesa, la città: l’insenatura, il porto con i container, i
palazzi che si arrampicano sulle colline, e il mare, il mare che si apre all’infinito
e spalanca l’anima. Scendo con rammarico, starei qui tutta la giornata.
In basso mi aspetta Federico
con la moto. Metto il casco e via per la città. Fino alla terrazza dei Santolini,
con una vista che non ha niente da invidiare a quella della Lanterna. E mi
rivedo Giovanni che gioca lassù in alto, che si ritrova con tutta la famiglia ad
ogni festa. Vedo anche i miei genitori salire con me su quella terrazza, che ha
ormai gli orizzonti di Giovanni.
La famiglia si allarga, si allarga...
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