7 marzo. Anniversario
della morte di Margherita Bavosi, Luminosa. Era il 1985.
Giorni fa mi
telefonano dalla Spagna: “Puoi dare la tua testimonianza su Luminosa in
occasione della celebrazione del suo anniversario? Faremo un collegamento video
con te…”. Cosa posso dire? Sì, nell’ultimo periodo andavo molto spesso a
celebrare la Messa da lei, nella stanza dove era ricoverata, ma tutto si
svolgeva velocemente perché non sosteneva visite prolungate. Anche quando la
confessavo tutto era molto essenziale. Specialmente negli ultimi giorni mi
pareva particolarmente sofferente. Mi sembrava di intuire che stesse vivendo
una prova aggravata anche dalle sue durissime condizioni di salute che
peggioravano ogni giorno, ma non oserei dirlo, perché quelli che a lei erano
più vicini ripetevano che era serenissima. Aveva detto e ripeteva, infatti, che
avrebbe voluto vivere la sua malattia “continuando a giocare”.
Il giorno della morte
Chiara, che in quel periodo era in Svizzera, annota nel diario: «È partita
Luminosa alle 4.40. (…) È bellissima, dicono. (…) Ora quella voce così forte e
decisa non parla. Ma parlerà la sua vita. Ho scritto a tutti di cantare il
Magnificat. (…) Ha continuato a “giocare” e cioè a vivere come non fosse nulla.
Dimentica del suo futuro. Così l’ha potuto affrontare bene. (…) Forse ci ha
insegnato a morire: continuare a giocare. (…) Inizieremo la causa di
beatificazione».
Qualche giorno dopo,
sempre nel diario: «13 marzo 1985. Devo convincermi che ciò che importa è
“giocare” in qualsiasi situazione. E ciò per esser nel soprannaturale, superar
tutte le situazioni. Qui è la virtù eroica che Luminosa ha dimostrato e
vissuto».
Ma io… ricordo solo
quel volto addolorato… Quasi rivivesse gli ultimi momenti di Gesù in croce, con
quella stessa drammaticità e intensità. Se d’altra parte non fosse stato così,
dove starebbe l’eroicità di cui parla Chiara? Quel “continuare a giocare in
qualsiasi situazione”, suppone una “situazione” speciale da superare, “superar
tutte le situazioni”, forse un dolore immane, simile a quello di Gesù.
Altrimenti dov’è il “gioco”?
Questo era il ricordo
che mi portavo dentro di Luminosa. Non avrei quindi potuto dare nessuna
testimonianza. Mi dispiace.
Finché mi giunge una
nota scritta da una persona che era lì presente il giorno della morte: «Giovedì
7 marzo 1985. [Luminosa] È entrata in coma alle 2,30, poi in coma profondo e così
quindi si è addormentata senza svegliarsi. Padre Fabio celebra la Messa:
“Voglio dire solo una cosa, sono stati cinque mesi che ho avuto la possibilità
di celebrare la Messa quasi tutti i giorni con Luminosa, come oggi, che lo
faccio per l’ultima volta. Ogni giorno che leggevo il Vangelo davanti a
Luminosa, ho sentito come mai che il Vangelo è vero, che ogni pagina è amore.
Ringrazio voi, dal momento che (qui) non c’è Chiara, di averci dato Luminosa».
Leggere queste righe è stata per me come una vampata che ha riacceso una memoria sopita: non si era cancellata, solo stava nascosta. Adesso ricordo benissimo quella straordinaria esperienza. Quando durante la Messa leggevo il Vangelo, ma anche quando si leggeva la prima lettura, avvertivo vive tutte quelle parole della Scrittura, come si stessero attualizzando in quel momento, come se Luminosa le vivesse ad una ad una, e noi con lei. Avrei potuto ripetere, con la Lettera agli Ebrei: «la parola di Dio è viva, efficace» (4, 12).
Adesso mi piace
ricordarla così, Luminosa, come un vangelo vivo, che mi invita a vivere il
Vangelo.
Grazie Padre Fabio. Bellissimo e aiuta ciascuno a vivere così
RispondiEliminaGrazie P. Fabio! Molto importante la sua testimonianza, saper che la santit
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