Nel nostro parco ci sono prati che traboccano margherite.
Margherite, margherite, margherite… Se poi ti chini per terra scopri una moltitudine
di altri fiori, spesso minuscoli. Ne ho fotografati alcuni. Che bellezza, che
varietà, che ricchezza il prato. Solo a uno sguardo superficiale sempre
uniforme.
Domenica ne ho fatto oggetto di meditazione a una ventina
di uomini seri. Parlare di fiori a degli uomini non è proprio usuale, ma quella
varietà che avevo notato nei prati di casa è stata l’occasione per parlare
della bellezza di ogni fiore e del rapporto fra tutti i fiori, che solo fa un
giardino.
Il proprio fiore, innanzitutto: scoprire la bellezza
della propria persona, pensata, voluta, amata da Dio; la stima di sé, l’apprezzamento
delle proprie doti e ricchezze; l’accettazione dei propri limiti (soltanto i fiori
artificiali sono perfetti, proprio perché artificiali).
Poi scoprire la bellezza degli altri fiori: la stima dell’altro, il rispetto e l’apprezzamento delle diversità colte come opportunità: il controllo dell’invidia
e della gelosia; la collaborazione.
Siamo quindi passati a un altro piano: la varietà delle
vocazioni nella Chiesa, una più bella dell’altra, come i fiori del mio guardino;
poi la diversità delle culture, dei popoli, delle nazioni. Come sarebbe bello
il mondo unito, nella grande varietà delle sua componenti.
Abbiamo tanto da imparare dalla natura… Basterebbe far circolare fra tutti l’amore.
Bellissimo... sempre preziose le sue riflessioni
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