Così caro p. Mario anche tu sei partito. Avevi qualche
anno più di me, ma nel cammino oblato mi seguivi a ruota: io terminava il
noviziato e tu lo iniziavi. Poi abbiamo proseguito insieme negli anni della
formazione, fino al sacerdozio, che hai ricevuto appena pochi mesi dopo di me.
Le differenti destinazioni ci hanno diviso, ma siamo sempre rimasti vicino. Sei stato un missionario di quelli semplici, autentici. Non ti sentivi tagliato per le missioni al popolo, dove bisogna fare i grande sermoni; eppure le vivevi con dedizione. Eri fatto per i contatti personali, con la gente semplice. Per questo, dopo essere stato in tate comunità italiane, ti sei trovato bene a Marino come cappellano dell’ospedale e in Uruguay .
Alla fine l’impietosa malattia ti ha tolto tutto. Ma tu
rimani, finalmente nelle mani di Dio, per sempre.
Leggo qualche stralcio di un tuo scritto di tanti anni
fa (se non sbaglio te lo copiai io con la macchina da
scrivere), quando gli raccontavi della tua vocazione: “Credo che le farà
piacere sapere come sono arrivato tra i missionari oblati di Maria Immacolata”.
Sì, p. Mario, raccontacelo di nuovo, fa piacere anche a tanti di noi:
“È stato durante il mio servizio militare che ho fatto
qui a Roma (1968-1969) e precisamente di fronte allo scolasticato
internazionale di via Pineta Sacchetti, che ho conosciuto gli oblati. In quel
periodo, una volta la settimana, andavo a Marino e mi intrattenevo alcune ore
con i padri e i giovani del Centro giovanile. Vedere, meglio constatare che
sacerdoti e giovani si volevano bene nel nome di Gesù non a parole ma a fatti,
mi ha allargato l’animo e mi ha dato un respiro ecclesiale così vivo che non si
è mai spento, anzi si è sempre più dilatato.
Se la testimonianza di una comunità ha dato il germe
della mia vita religiosa, penso che devo sempre ringraziare Iddio per questa
infinita grazia, grazia che mi fa radicare più profondamente in Gesù Crocifisso
e in Maria Immacolata”.
Ci basta questo piccolo spiraglio, caro p. Mario, per
ricordarci chi eri… A presto!
Nessun commento:
Posta un commento